Dopo le moschee si temono attacchi alle chiese in Nepal
Kathmandu (AsiaNews) "Le proteste di piazza stanno prendendo di mira anche i cristiani. Le autorità ci hanno ordinato di non uscire dalla parrocchia perché è pericoloso. La gente dà la colpa agli Stati Uniti per la morte dei 12 ostaggi. Gli americani sono considerati cristiani dai nepalesi: e quindi siamo anche noi siamo in pericolo". È l'allarme di padre Justin, sacerdote nepalese nella parrocchia di Nostra Signora dell'Assunzione, a Kathmandu, raggiunto per telefono da AsiaNews.
Nella capitale nepalese sono iniziati dimostrazioni e scontri di piazza contro il governo, responsabile secondo i dimostranti di non aver fatto niente per salvare gli ostaggi. Una moschea è stata attaccata e ora anche chiese cristiane sono minacciate.
Ieri un sito internet di terroristi islamici ha dato la notizia dell'assassinio dei 12 lavoratori nepalesi, rapiti il 20 agosto. Nel video dell'uccisione i militanti islamici hanno affermato di aver ucciso i 12 nepalesi perché "venivano dal loro Paese per combattere i musulmani e servire gli ebrei e i cristiani e credendo in Buddha come il loro Dio".
Su una popolazione di 23 milioni di abitanti (75% indù; 8% buddisti; 4% musulmani), i cristiani in Nepal sono circa 500mila; i cattolici sono 7 mila.
Ecco l'intervista rilasciata da p. Justin Lapcha ad AsiaNews:
Padre Justin, com'è la vostra situazione?
Non usciamo dalla nostra parrocchia, le autorità ci hanno detto di non farlo, è pericoloso. Questa notte molte persone hanno circondato gli edifici della parrocchia. Anche varie chiese protestanti [una ventina a Kathamandu ndr] sono state circondate dai dimostranti.
Perché queste minacce contro i cristiani?
I dimostranti accusano gli Stati Uniti di essere responsabili della morte degli ostaggi perché erano a lavorare per loro in Iraq. In Nepal gli Stati Uniti sono considerati una nazione cristiana: per questo la gente accusa tutti i cristiani di quello che è successo agli ostaggi.
Cosa pensa di queste uccisioni in Iraq?
Noi siamo tutti nepalesi, cattolici e persone di altre religioni. Partecipiamo tutti allo stesso dolore delle famiglie di questi morti. Protestiamo contro la brutalità di questo atto disumano. La religione non centra niente con quanto è accaduto. (LF)