Dopo le elezioni, nessuna radicale riforma economica
Mumbai (AsiaNews) - Il massiccio mandato dato al partito del Congress nelle recenti elezioni in India potrebbe far sperare in riforme economiche radicali in una nazione che per quarant’anni è stata regolata, prima da piani quinquennali di stampo socialista, e poi, per vent’anni frenata da necessarie alleanze coi partiti di sinistra.
La Borsa di Mumbai con un balzo di 20% in una settimana potrebbe essere un segno di questa aspettativa.
Swaminathan Anklesaria Aiyar, uno dei più autorevoli esperti di finanza, pensare a delle riforme è un errore “Il partito del Congress – egli dice - vede la sua vittoria come un voto per la continuità e non per un cambiamento radicale”.
Molti businessmen stranieri si aspettano una politica più liberale negli investimenti diretti dall’estero, una più estesa partecipazione nelle assicurazioni, che finora è limitata al 26%, come pure un miglior accesso al mercato spicciolo. Ma il partito del Congress continuerà ad attuare soprattutto le promesse populiste fatte in campagna elettorale: distribuzione di riso a buon mercato, sviluppo rurale, schemi d’impiego assicurato, infrastrutture e formazione artigianale. Il partito del Congresso è istintivamente un partito di centro-sinistra e non ci sono segni che voglia cambiare la sua natura.
Il Programma Minimo Comune approvato nella legislatura precedente dai componenti la United Progressive Alliance (Congress + partiti di sinistra) prometteva una grossa spesa per l’educazione, la salute, una garanzia d’impiego e sviluppo rurale. In Andhra, uno degli stati amministrati dal Congress, il primo ministro ha promesso 25 kg di riso al mese per solo 3 rupie al kg alle famiglie povere e 9 ore di elettricità gratuita ai contadini. Kerosene e gas domestico continueranno ad essere sussidiati. Non c’è speranza che il governo riformi le leggi del lavoro per permettere facili licenziamenti.
Forse non subito, ma a lungo andare ci si può aspettar qualche riforma, non per decisione politica, ma a livello esecutivo. Forse vi potrà essere una liberalizzazione del prezzo dei prodotti petroliferi, che permetterà alle compagnie petrolifere di cambiare il prezzo del diesel e della benzina; investimenti stranieri potrebbero essere permessi anche nei fondi per le pensioni.
Aiyar è del parere che “ci sono delle ragioni per un cauto ottimismo sul fronte economico, ma una riforma economica radicale è fuori questione”. Non c’è dunque speranza che l’India possa competere con l’industria manifatturiera della Cina, dove manodopera a basso costo e licenziamenti facili la fanno da padrone.