Dopo il ciclone, crisi sanitaria: primi casi mortali di colera
Ieri a Pirojpur due bambini sono morti per dissenteria, mentre incombe lo spettro del colera. Il governo dichiara “crisi nazionale”, ma poi ridimensiona gli allarmi: “Nessun uomo morirà di fame!”. Missionari PIME spigano che oltre a cibo e acqua è molto urgente - ma dispendioso - “ripulire” le strade dai detriti delle case e dagli alberi caduti.
Dhaka (AsiaNews) – Si fa concreto l’allarme sanitario nel sud del Bangladesh a sei giorni dal passaggio del ciclone Sidr, il cui bilancio provvisorio si è fermato oggi a 3447 morti. Ieri i primi casi mortali di dissenteria e colera. L’emergenza è causata principalmente dalla mancanza di acqua potabile: la gente utilizza quella di stagni e bacini d’acqua poco profondi, contaminati dai cadaveri e dalle carcasse di animali in decomposizione. Ieri due bambini sono morti a Pirojpur, mentre a Patuakhali e Barguna già si registrano diversi contagi. I medici sottolineano che non si può ancora parlare di epidemia, ma vi è urgente bisogno di tavolette di cloro per purificare le acque. Secondo un funzionario del ministero della Sanità, solo a Barisal sarebbero in arrivo altre 200mila tavolette oltre quelle già distribuite nei giorni scorsi.
L’esercito impegnato nei soccorsi con uomini e mezzi navali e aerei annuncia di aver raggiunto la maggior parte delle zone colpite, dove milioni di persone da giorni vivono a cielo aperto, aspettando il cibo. Il governo provvisorio dichiara da una parte che il Paese affronta una “crisi nazionale”, ma dall’altra tiene a ridimensionare gli allarmi sulla scarsità dei rifornimenti alimentari alla popolazione. “Nessun uomo morirà di fame – ha detto il capo dell’esercito, generale Moeen – abbiamo scorte sufficienti di cibo”.
Proprio dalla distribuzione di generi alimentari, soprattutto riso, sono partiti gli aiuti della Confederazione Caritas in questi giorni. In un comunicato ufficiale l’organizzazione cattolica riferisce di avere stanziato 2 milioni di dollari per l’emergenza, che prevede assistenza a 120mila persone nei distretti di Bagerhat e Patuakhali. A questa prima fase – spiega il testo – seguirà la consegna di utensili per cucinare, tede, zanzariere. Poi si passerà alla ricostruzione.
In coordinamento con la Caritas lavorano anche i missionari del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) le cui missioni a Lebuhbari, Padrishipur e Gornodi sono state seriamente colpite. Padre Ezio Mascaretti, da Borishal, racconta che al momento oltre a cibo e medicinali e acqua servono i mezzi economici per poter ripulire le strade dai detriti di case e dagli alberi caduti, un’operazione molto dispendiosa. “Il governo ha fatto un appello, perché le banche concedano prestiti agevolati e in modo veloce – riferisce il missionario – ma la burocrazia rimane un grande ostacolo e di fatto i tempi sono molto lunghi”.
I danni economici del ciclone devono ancora essere stabiliti con esattezza: il colpo più duro è stato inferto ai raccolti di riso con perdite per 3,2 miliardi di dollari. Il bilancio delle vittime, invece, potrebbe anche superare i 10mila morti, secondo la Mezzaluna Rossa.
Le difficoltà che incontrano i soccorritori del Bangladesh, devastato dal ciclone Sidr, dimostrano la necessità di realizzare un sistema internazionale "coordinato ed efficace" per rispondere ai disastri naturali. E’ quanto sostenuto da mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite, in un intervento il testo del quale è stato diffuso in Vaticano.
La devastazione del Bangladesh, ha affermato mons. Migliore, riporta in primo piano i terribili effetti che la natura può provocare in ogni parte del mondo. Ciò evidenzia la necessità di dar vita ad un "sistema di risposta ai disastri, efficace e coordinato". Non solo disastri naturali, ha precisato, perché spesso è l’uomo, con le guerre, a portare devastazione. In tale contesto, mons. Migliore ha ribadito che le parti impegnate in conflitti devono rispettare le leggi internazionali in materia umanitaria.
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