Dopo il caso Wielgus, riunione straordinaria dei vescovi polacchi
La “strana alleanza” di nazionalisti ed ex-comunisti. Vescovi e sacerdoti ora chiedono cosa c’è nei loro dossier.La stampa polacca ipotizza che a pagare sarà il nunzio, mons. Kowalczyk, che non avrebbe pienamente informato la Santa Sede.
Roma (AsiaNews) – I vescovi polacchi hanno indetto per venerdì una riunione straordinaria per esaminare la situazione creatasi dopo le dimissioni dell’arcivescovo di Varsavia, Stanislaw Wielgus, accusato di collaborazione con i servizi segreti del vecchio regime. A preoccupare è il possibile uso “politico” di quello che il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha definito “un materiale sterminato” che “è stato prodotto da funzionari di un regime oppressivo e ricattatorio”. La Chiesa sembra sotto l’attacco di una “strana alleanza” di nazionalisti e ex-comunisti, che sembra avere l’obiettivo di incrinarne la storica autorevolezza, senza voler mettere in discussione funzionari e dirigenti del regime.
In effetti, di una collaborazione tra Wielgus e i servizi fin dai tempi nei quali l’allora giovane sacerdote era studente, parlò per la prima volta a novembre un settimanale considerato “di destra”, la Gazeta Polska, che però non indicava fonti e che per questo fu criticata. La successiva pubblicazione di documenti portò due commissioni (una statale ed una ecclesiastica), oltre a singoli ricercatori, ad occuparsi della vicenda. Secondo alcuni, anzi, la commissione ecclesiastica si sarebbe mossa solo nell’immediata vigilia dell’ingresso del nuovo arcivescovo di Varsavia. Ed oggi un altro settimanale, Wprost, attacca mons. Jerzy Dabrowski, che lavorò nella segreterie dei cardinali Wyszynski e Glemp, morto nel 1991 per un incidente stradale sul quale ora si avanzano dubbi. Il prelato tra il 1963 e il 1970 avrebbe rivelato ai servizi quanto si diceva nelle riunioni dei vescovi polacchi.
Proprio quanto accaduto a mons. Wielgus suscita sulla stampa polacca l’interrogativo se ora verrà o meno accelerato il processo di “purificazione della memoria” che è all’origine delle indagini sui collaborazionisti. Le opinioni sono contrastanti. Secondo padre Jozef Kloch, portavoce dell'episcopato, la Commissione storica ecclesiale ha già ricevuto numerose domande da parte di vescovi e preti che chiedono di approfondire la ricerca di documenti loro riguardanti, visto che il regime comunista teneva sotto controlla l’attività della maggior parte degli uomini di Chiesa.
Secondo il vescovi di Lublino, Jozef Zycinski, tutto ora si muoverà più rapidamente, ma “le ricerche non devono essere fatte come la rivoluzione culturale cinese”, usandole come arma e senza il rispetto dovuto alle persone. Al momento, tra l’altro, solo alcune diocesi si sono attrezzate e hanno istituito commissioni storiche, mentre è visto con preoccupazione anche il fatto che da marzo i dossier della polizia segreta, finora consultabili all’Istituto della memoria nazionale solo da studiosi, saranno a disposizione anche dei giornalisti.
La stampa polacca oggi parla anche delle conseguenze che la vicenda di mons. Wielgus avrà su mons. Jozef Kowalczyk, dal 1989 nunzio in Polonia. Egli è ritenuto il maggior responsabile di una vicenda che ha coinvolto anche la Santa Sede, in quanto non avrebbe riferito compiutamente le dimensioni della questione. Quanto accaduto ora viene messo in parallelo con il comportamento del nunzio nello scandalo di mons. Juliusz Paetz, l’arcivescovo di Poznan accusato di molestie sessuali verso sacerdoti e seminaristi. Mons. Paetz fu costretto alle dimissioni nel 2002, ma solo dopo, si disse, un intervento con Giovanni Paolo II di una sua amica, la psichiatra Wanda Poltawska, che collaborò con l'allora mons. Wojtyla nella stesura del libro “Amore e responsabilità” e che fu guarita da un tumore terminale, nel 1962, per l'intercessione di padre Pio, chiesta al frate delle stimmate personalmente da mons. Wojtyla. (FP)
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