Donne tentano di darsi fuoco in piazza Tiananmen: arrestate, insieme a decine di manifestanti con petizioni
Arrestate anche sette persone del Fujian che criticavano l’esproprio delle loro terre e volevano visitare Ai Weiwei. Una donna rilasciata dopo nove mesi in un “prigione nera”, dove si può essere reclusi senza accuse, senza sentenze, senza avvisare le famiglie.
Pechino (AsiaNews/Chrd) – La polizia della capitale ha arrestato decine di persone in piazza Tiananmen perché distribuivano il testo delle loro petizioni al governo. Gli arresti sono avvenuti il giorno di Capodanno. Fra queste vi sono anche tre donne che hanno cercato di auto-immolarsi nella piazza. Una di loro è Jiang Fan, dell’Henan, che ha tentato di darsi fuoco. Era arrivata a Pechino per criticare la corruzione del sistema giudiziario: suo marito aveva abusato di lei e non è mai stato inquisito per questo perché lavora in un tribunale.
Un’altra donna che ha tentato di auto immolarsi è Zhao Yunxia, della provincia di Jilin: da anni essa cerca di avere giustizia per l’assassinio di suo figlio.
Altre 10 persone da Shanghai, anche loro con petizioni, sono state subito arrestate e trasportate nella “prigione nera” di Jiujingzhuang.
Altri sette persone con petizioni, provenienti dal Fujian, sono state arrestate il 2 gennaio e portati in una prigione nera. Essi volevano criticare l’esproprio della loro terra ad opera del governo di Fuzhou. Per dare più visibilità alla loro protesta, hanno tentato di visitare l’artista e attivista Ai Weiwei, ma la polizia di Chaoyang li ha arrestati.
Ogni anno decine di milioni di persone si recano a Pechino per presentare in un ufficio apposito le loro petizioni. In genere essi chiedono giustizia che è stata loro negata nella città o villaggio di origine, a causa della corruzione dei tribunali o delle autorità locali. La lunga fila di persone con petizione non si ferma anche se dal 2009 il governo di Pechino ha dichiarato che la gente non dovrebbe più recarsi nella capitale, ma cercare di ottenere giustizia in loco.
Per frenare l’ondata di petizioni ed evitare che esse producano un movimento di rivolta, la polizia ha diritto di arrestare e rinchiudere i portatori di petizioni nelle cosiddette “prigioni nere”, edifici o appartamenti dove le persone vengono ammucchiate a centinaia e possono rimanere là senza accuse, senza processo, e senza dare notifica ai parenti.
Il 30 dicembre, ad esempio, è stata rilasciata Liu Cunqin, preveniente dal Sichuan. La donna ha passato nove mesi nella prigione nera di Pujiang, vicino a Chengdu. Era stata arrestata a Pechino, in occasione dell’Assemblea nazionale del popolo lo scorso marzo.
Un’altra donna che ha tentato di auto immolarsi è Zhao Yunxia, della provincia di Jilin: da anni essa cerca di avere giustizia per l’assassinio di suo figlio.
Altre 10 persone da Shanghai, anche loro con petizioni, sono state subito arrestate e trasportate nella “prigione nera” di Jiujingzhuang.
Altri sette persone con petizioni, provenienti dal Fujian, sono state arrestate il 2 gennaio e portati in una prigione nera. Essi volevano criticare l’esproprio della loro terra ad opera del governo di Fuzhou. Per dare più visibilità alla loro protesta, hanno tentato di visitare l’artista e attivista Ai Weiwei, ma la polizia di Chaoyang li ha arrestati.
Ogni anno decine di milioni di persone si recano a Pechino per presentare in un ufficio apposito le loro petizioni. In genere essi chiedono giustizia che è stata loro negata nella città o villaggio di origine, a causa della corruzione dei tribunali o delle autorità locali. La lunga fila di persone con petizione non si ferma anche se dal 2009 il governo di Pechino ha dichiarato che la gente non dovrebbe più recarsi nella capitale, ma cercare di ottenere giustizia in loco.
Per frenare l’ondata di petizioni ed evitare che esse producano un movimento di rivolta, la polizia ha diritto di arrestare e rinchiudere i portatori di petizioni nelle cosiddette “prigioni nere”, edifici o appartamenti dove le persone vengono ammucchiate a centinaia e possono rimanere là senza accuse, senza processo, e senza dare notifica ai parenti.
Il 30 dicembre, ad esempio, è stata rilasciata Liu Cunqin, preveniente dal Sichuan. La donna ha passato nove mesi nella prigione nera di Pujiang, vicino a Chengdu. Era stata arrestata a Pechino, in occasione dell’Assemblea nazionale del popolo lo scorso marzo.
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