Donald Tsang a Pechino: suffragio universale per il 2012; no anzi, per il 2017
Hong Kong (AsiaNews) – La popolazione di Hong Kong vuole una piena democrazia e il suffragio universale per il 2012, ma il governo pensa sia meglio ritardare fino al 2017: è questo il suggerimento che Donald Tsang, capo dell’esecutivo ha offerto a Pechino in un rapporto sulle riforme politiche.
Secondo la costituzione di Hong Kong, firmata da Cina e Gran Bretagna, la piena democrazia avrebbe potuto essere inserita nel territorio a partire dal 2007. Ma Pechino ha avocato a sé ogni riforma politica nella ex colonia britannica.
Il rapporto presentato a Pechino si basa su un’inchiesta del governo e una consultazione pubblica fatta l’estate scorsa. In esso si dice che la maggioranza della popolazione di Hong Kong vuole il suffragio universale entro il 2012, ma l’esecutivo pensa che sia meglio introdurre questa riforma entro il 2017 per farla accettare “dalla maggioranza”. Secondo alcuni analisti, la contraddittoria conclusione è dovuta al fatto che il vero ostacolo al suffragio universale viene dal Legco, il consiglio legislativo, costituito in maggioranza da personalità pro-Pechino e pro-business, che temono la democrazia potrebbe danneggiare la Cina e il commercio. Da notare che solo metà dei parlamentari del Legco sono eletti in modo diretto.
Il rapporto suggerisce l’applicazione per gradi della democrazia, ma non specifica i passi e i tempi. La popolazione vorrebbe l’elezione diretta di tutti i parlamentari e dello stesso capo dell’esecutivo.
Delle oltre 18mila opinioni scritte raccolte dal governo, circa 12.600 provengono dal campo democratico che chiede il suffragio universale nel 2012 per il Legco e per il capo dell’esecutivo; 2000 chiedono l’elezione diretta per il capo dell’esecutivo.
Anson Chan Fang On-sang, ex segretaria generale e da poco eletta al Legco, ha detto che molto difficilmente vedrà l’attuazione della democrazia prima di morire, se il governatore Donald Tsang non spinge verso il consenso sugli sviluppi politici. La Chan giudica il rapporto presentato a Pechino una “manipolazione delle opinioni della popolazione”.
Voci ad Hong Kong dicono che la data del 2017, inserita nel rapporto sia stata suggerita da Pechino stessa. Il rapporto sarà presentato e valutato dall’Assemblea Nazionale del popolo, il parlamento cinese, prima di prendere qualunque decisione.