Domani l’incontro fra l’inviato Onu e il capo della giunta birmana
Yangon (AsiaNews) – Ibrahim Gambari, inviato Onu in Myanmar, incontrerà domani Than Shwe, leader della giunta militare che da decenni domina il Paese. La sua missione è tentare di aprire un dialogo fra la giunta e l’opposizione. Intanto militari e popolazione stanno ripensando le loro strategie.
Gambari, giunto a Yangon sabato scorso con un messaggio del segretario generale dell’Onu, ha tentato finora inutilmente di incontrare Than Shwe spostandosi varie volte nella nuova capitale Naypyidaw. Fonti birmane attribuiscono l’atteggiamento del generalissimo a una sua probabile malattia, o al disprezzo verso le indicazioni della comunità internazionale. Ma altri pensano che questo temporeggiare sia dovuto a una frattura presente ai vertici della giunta, fra Than Shwe e Maung Aye, suo capo in seconda. Il dissidio verte sull’atteggiamento da tenere verso le dimostrazioni popolari che, sebbene con minore intensità, continuano in diverse parti del Paese. Maung Aye sarebbe contrario all’uso della forza e nei giorni scorsi avrebbe proibito di sparare alla folla, soprattutto contro i monaci. L’ordina di sparare – uccidendo almeno 13 persone (diverse decine, secondo fonti diplomatiche) – è venuto direttamente da Than Shwe.
Dopo la repressione sanguinosa –costata al Myanmar la condanna unanime della comunità internazionale – ora l’esercito tenta una nuova strategia per controllare e prevenire l’insorgere delle proteste. A Yangon, attorno alle pagode di Sule e Shwedangon sono stati tolti i cavalli di frisia, ma massicci gruppi di militari vigilano contro assembramenti. Sotto controllo anche i monasteri buddisti e le strade. Lo stesso avviene in altre città del Paese.
Per isolare e soffocare la ribellione, molte linee telefoniche sono tagliate o sotto controllo; internet è disconnessa e perfino le antenne paraboliche nelle città vengono divelte e distrutte.
Anche il movimento democratico e i monaci stanno ripensando la loro strategia. Dopo la soppressione sanguinosa dei giorni scorsi, le dimostrazioni sono divenute più piccole di numero, continuano. “Il governo – dice una fonte di AsiaNews – vuole dare l’impressione che tutto è sotto controllo e calmo. Ma noi siamo decisi ad andare avanti. Adesso, per evitare che l’esercito possa spararci o arrestarci, organizziamo piccole manifestazioni di qualche centinaio di persone qua e là per la città: una specie di guerriglia urbana non violenta”.
I monaci e gli studenti hanno costituito un “comitato comune di sciopero” per organizzare le future manifestazioni. “Non dobbiamo perdere questa possibilità ora – dice un giovane – altrimenti non ce ne potrebbero essere più in futuro”.
26/09/2007