Domani l’appello dei fedeli di Thai Ha, nuove vessazioni contro il loro avvocato
di J.B. An Dang
Le autorità hanno lanciato una vera campagna persecutoria: per il legale, arresti, perquisizioni, interrogatori, minacce telefoniche, divieto di andare a Hanoi, ove si svolge il processo, ritiro della licenza per esercitare la professione. Il tutto accompagnato da articoli di diffamazione personale e professionale.
Hanoi (AsiaNews) – L’avvicinarsi del processo di appello dei fedeli della parrocchia di Thai Ha - che si terrà domani, 27 marzo – è stato accompagnato da un continuo aumento delle vessazioni e delle intimidazioni da parte delle autorità vietnamite contro il loro avvocato, Le Tran Luat.
Il legale, che tutela anche persone spogliate ingiustamente delle loro terre o vittime di altri soprusi, si occupa sia dell’appello degli otto condannati per “danneggiamento di beni statali” e “condotta disordinata” – in quanto hanno preso parte alle veglie di preghiera con le quali si chiedeva “giustizia” per la restituzione dei terreni sottratti alla loro parrocchia - sia della causa da essi intentata contro i media statali che hanno dato falsi resoconti del loro processo, in particolare attribuendo loro ammissioni di colpevolezza, mentre si erano proclamati innocenti.
Da mesi l’avvocato Luat subisce vessazioni di ogni tipo - da ultimo, il 24, a Ho Chi Minh City gli è stato ritirato il permesso di esercitare la professione – mentre è in atto una campagna di stampa che ne mette in dubbio onestà e qualità professionali.
E’ un lungo elenco: il 24 febbraio, il giornale della Sicurezza di Ho Chi Minh City (Bao Công An Thanh Phô Hô Chi Minh) ha pubblicato un articolo nel quale affermava di aver ricevuto un gran numero di lamentele contro l’avvocato, accusandolo di guadagni fraudolenti. Il giorno dopo c’è stata una perquisizione - senza spiegazioni - operata dalla polizia nel suo studio, a Ho Chi Minh City, con il sequestro di computer e documenti;. Il 4 marzo, una assistente del legale, Ta Phong Tan, è stata presa da un gruppo di agenti in borghese, che l’ha portata in un ufficio dove l’ha sottoposta per ore ad interrogatorio. Il 12 marzo Luat è stato fermato e sottoposto a interrogatorio da parte della polizia mentre si preparava a prendere un aereo per Hanoi, proprio per vedere i suoi difesi. Il 15 marzo è stato nuovamente fermato e condotto a una cosiddetta “sessione di lavoro”.
Nello stesso periodo, mentre si registrano nuovi attacchi sui giornali, lui, la sua famiglia e i suoi collaboratori ricevono telefonate di minacce. I suoi clienti vengono avvicinati e spinti a ritirargli le cause che gli hanno affidate.
La settimana scorsa, alla vigilia del processo, gli imputati sono stati contattati da funzionari del tribunale che li hanno avvertiti della possibilità che Luat non avrebbe potuto difenderli, perché la polizia di Ho Chi Minh City era impegnata a impedirgli di arrivare a Hanoi. “Siamo stati avvertiti – scrivono in una petizione rivolta alle autorità - che la polizia di Ho Chi Minh City lo ha diffidato a venire a Hanoi per darci consigli legali”. “Ci siamo rivolti alla Corte del popolo di Hanoi, al Dipartimento di pubblica sicurezza e a quello della polizia di Ho Chi Minh City chiedendo di fare il possibile per consentirgli di venire a Hanoi per il 27 marzo, garantendo in tal modo il nostro diritto alla difesa”.
Lunedì, poi, cinque degli accusati si sono recati personalmente in tribunale e hanno insistito sul loro diritto di avere Luat come capo della loro difesa, che conta su altri due legali. Un altro accusato ha confermato di avere Luat come unico difensore.
La campagna di intimidazioni e vessazioni condotta dalle autorità ha avuto un effetto anche nel mondo cattolico: affollate veglie di preghiera per gli imputati e i loro difensori si sono svolte a Hanoi, Vinh, Ho Chi Minh City e altre province.
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