08/07/2004, 00.00
ISRAELE - PALESTINA
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Domani la sentenza della Corte dell'Aja sul muro

Padre Malagola, della Custodia di Terrasanta: per palestinesi e' un inferno permanente; per gli israeliani la paura.

Citta' del Vaticano (AsiaNews) - E' attesa per domani la sentenza della Corte internazionale di giustizia dell'Aja sulla legalità del muro che Israele sta edificando lungo i Territori palestinesi per motivi di sicurezza. Il pronunciamento  della Corte è stato richiesto dalle Nazioni Unite con la risoluzione dell'8 dicembre del 2003 e segue al verdetto della Corte suprema israeliana del 30 giugno scorso, secondo il quale il tracciato va rivisto poiché non tiene nella necessaria considerazione le esigenze della popolazione palestinese.

Per chi vive a Gaza e nei Territori la situazione attuale è di un "inferno permanente", una "vita senza vita", secondo padre Marco Malagola, delegato della Commissione giustizia e pace della Custodia di Terra Santa intervistato dal la Radio vaticana sulle ripercussioni della barriera sulla vita dei palestinesi.

"L'erezione del muro – a suo avviso - è un altro colpo di delusione per le speranze del popolo palestinese. E' un muro che invece di proteggere non fa altro che aumentare quel senso di non speranza dei palestinesi. E' una popolazione che vive nella disperazione, perché non vede nessun futuro. Gaza, Nablus, Jenin, Hebron: voi non potete immaginare cosa ci sia là". E' "un inferno permanente, perché la gente vive nella paura. Non passa una notte senza sentire il rumore di questi pesanti carri armati, che vanno e che vengono, e degli aerei. E' una guerra. E poi non possono andare da una città all'altra. Ci sono delle famiglie che sono divise. I contadini non possono andare a lavorare nei loro campi".

Ma in Terrasanta c'è sofferenza anche per gli israeliani, "perché questi kamikaze si fanno scoppiare sui mezzi pubblici, o nei ristoranti, o nelle discoteche. Quindi c'è una paura permanente. Però, certamente, se io dovessi dire chi soffre di più in Terra Santa, direi che soffre di più questa popolazione che è divisa. Un'occupazione brutale. Alle volte si aspettano ore ai posti di blocco prima di passare e poi magari ti dicono di no. E' una vita senza vita. Qui chi parla chiaro è proprio il Papa, perché lui dice 'no' all'occupazione, 'no' agli insediamenti, più rispetto delle risoluzioni dell'Onu. Il nodo è l'occupazione che veramente opprime e toglie la libertà e la speranza di un futuro".

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