Domani la nuova battaglia delle donne saudite per il diritto di guidare
Il movimento femminista preme sul re perché abolisca il divieto alle donne di condurre una macchina. Principio fermamente difeso dai conservatori, che in questi giorni hanno visto cadere un altro limite, per il quale solo agli uomini era permesso vedere la biancheria femminile.
Riyadh (AsiaNews/Agenzie) – Incuranti del pericolo di essere arrestate, attiviste saudite annunciano che domani sfideranno il divieto di guidare imposto alle donne. La “campagna” di disubbidienza, che mira a ottenere un decreto reale che le autorizzi a condurre un’automobile, è stata lanciata su Facebook, secondo un metodo che è stato usato in diversi Paesi arabi per promuovere manifestazioni a favore della democrazia.
In questi giorni, in un settore del tutto diverso, il movimento femminista saudita una vittoria l’ha conseguita, grazie a un decreto reale che ha abrogato la legge per la quale a vendere biancheria femminile potevano essere soltanto uomini
Il mirino delle femministe è ora puntato sul divieto di guidare, da almeno due decenni oggetto di contestazione e repressione. La nuova campagna, chiamata Women2drive, invita le donne a mettersi domani al volante “dovunque”, senza indicare un luogo per manifestare. Ciò è dovuto ai 47 arresti che nel 1990 colpirono le donne che avevano dato vita a una carovana di auto intorno alla capitale.
Anche se non previsto per legge, ma solo da regolamenti del Ministero degli interni, il divieto - che esiste solo in Arabia Saudita - vede ancora oggi in carcere una decina di donne. La più nota è Manal Al Sherif, 32 anni. In sua difesa, 3.345 persone hanno firmato una petizione a re Abdullah, e 24mila le hanno espresso sostegno su Facebook.
L’idea delle donne al volante vede la dura opposizione degli ambienti più conservatori del regno. Dei quali re Abdullah, già prima della “Primavera araba” mostrava di voler limitare il ruolo con una serie di interventi. Ecco perché tra le istruzioni date da Women2drive alle guidatrici c’è quella di esporre sulla macchina una bandierina nazionale e una foto del re.
In questi giorni, in un settore del tutto diverso, il movimento femminista saudita una vittoria l’ha conseguita, grazie a un decreto reale che ha abrogato la legge per la quale a vendere biancheria femminile potevano essere soltanto uomini
Il mirino delle femministe è ora puntato sul divieto di guidare, da almeno due decenni oggetto di contestazione e repressione. La nuova campagna, chiamata Women2drive, invita le donne a mettersi domani al volante “dovunque”, senza indicare un luogo per manifestare. Ciò è dovuto ai 47 arresti che nel 1990 colpirono le donne che avevano dato vita a una carovana di auto intorno alla capitale.
Anche se non previsto per legge, ma solo da regolamenti del Ministero degli interni, il divieto - che esiste solo in Arabia Saudita - vede ancora oggi in carcere una decina di donne. La più nota è Manal Al Sherif, 32 anni. In sua difesa, 3.345 persone hanno firmato una petizione a re Abdullah, e 24mila le hanno espresso sostegno su Facebook.
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