09/10/2006, 00.00
TERRA SANTA
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Documento dei patriarchi cristiani per uno statuto di Gerusalemme

I capi delle Chiese cristiane rilevano che il metodo unilaterale fin qui usato non ha dato alla città santa pace, né una vita normale per i suoi abitanti e chiedono la creazione di un comitato per affrontare il problema dell'ordinamento futuro di Gerusalemme, che deve essere internazionalmente garantito.

Gerusalemme (AsiaNews) - Per far sì che Gerusalemme sia veramente "segno della presenza di Dio e della sua pace tra tutti i popoli", le autorità politiche debbono darle uno statuto, che la comunità internazionale dovrà garantire, col quale si garantiscano i diritti dei "due popoli e tre fedi" che in essa convivono. E' il senso di un appello firmato dai 13 patriarchi e capi delle comunità cristiane di Terra Santa, nel quale si afferma che i nuovi eventi bellici che hanno colpito la regione hanno confermato che per arrivare alla pace servono decisioni prese insieme "dai due popoli", cioè israeliani e palestinesi, che rispettino i diritti dei credenti di tutte le fedi. In tale accordo va previsto anche uno "statuto speciale" per la Città santa.

Le componenti dello statuto speciale, spiega il documento, che porta la data del 29 settembre ed è intitolato "Lo statuto di Gerusalemme", sono:

"Il diritto umano di libertà di culto e di coscienza per tutti, individui e comunità religiose"; "l'uguaglianza davanti alla legge di tutti i suoi abitanti, in conformità con le risoluzioni internazionali, il libro accesso a Gerusalemme per tutti, cittadini, residenti e pellegrini, in ogni momento, in guerra o in pace. E' il motivo per il quale Gerusalemme deve essere una 'città aperta'";

"i diritti di proprietà, di custodia e di culto che le differenti Chiese hanno acquisito nel corso della storia debbono continuare ad essere posseduti dalle stesse comunità" e "debbono essere riconosciuti e rispettati";

quale che sia la soluzione politica scelta per l'amministrazione di Gerusalemme, "i Luoghi santi cristiani della città, ovunque si trovino, debbono restare geograficamente uniti tra loro".

All'origine della decisione dei patriarchi cristiani di diffondere il documento c'è la costatazione che "c'è la tendenza crescente delle autorità politiche a decidere della sorte della città ed a definirne lo statuto unilateralmente. L'accesso dei nostri fedeli ed anche quello del personale religioso è sempre difficile". Con la costruzione del muro e il piano del suo sviluppo annunciato, "un numero ancora maggiore sarà escluso in futuro". Di qui l'invito alle autorità locali, alla comunità internazionale ed alle Chiese di tutto il mondo di "compiere uno sforzo comune per cercare di trovare una visione comune per uno statuto della città santa, basato sulle risoluzioni internazionali e che tenga in considerazione i diritti dei due popoli e delle tre religioni che vi convivono".

Il metodo unilaterale fin qui seguito, sostengono i patriarchi cristiani, "non ha portato la pace nella città, né una vita normale per i suoi abitanti".

Le esigenze per una soluzione giusta e durevole della questione di Gerusalemme, secondo il documento, esigono che "il futuro della città deve essere deciso di comune accordo, attraverso la collaborazione e la consultazione e non deve essere imposto col potere e con la forza. Le decisioni unilaterali o una soluzione imposta continueranno a mettere in pericolo la pace e la sicurezza".

"Diverse soluzioni sono possibili. La città di Gerusalemme potrebbe restare unificata, con una sovranità divisa, esercitata ugualmente da israeliani e palestinesi. Potrebbe anche essere divisa, se ale fosse il desiderio dei suoi due popoli, con due distinte sovranità, per arrivare ad una vera unità dei cuori nelle due parti della città".

Comunque, "di fronte all'incapacità fin qui mostrata delle parti implicate a trovare una soluzione giusta e durevole, è necessario l'aiuto della comunità internazionale. Anche in futuro, questo aiuto dovrebbe continuare sotto la forma di garanzie che assicurino la stabilità degli accordi ai quali le parti saranno arrivate". A tale scopo, i patriarchi raccomandano di creare "prima possibile un comitato ad hoc per riflettere sul futuro della città, al quale le Chiese dovrebbero poter partecipare".

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