Diventa un film l'aiuto delle suore alle vittime della violenza in famiglia
Taipei (AsiaNews) - Avvicinano le donne e i loro figli che sono vittime di violenze domestiche, danno loro il coraggio di denunciare i loro uomini, le assistono anche sul piano psicoloico per aiutarli a crearsi una nuova vita, sicura. E' il servizio recentemente iniziato dalle suore della congregazione del Buon Pastore, che ora è divenuto un documentario, che il prossimo mese verrà proiettato a Taipei e a Kaohsiung (la seconda città di Taiwan, nel sud dell'isola).
Il documentario prodotto dalla congregazione delle suore del Buon Pastore fondate da san Giovanni Eudes e santa Maria Euphrasia, vuole rendere il pubblico consapevole della violenza familiare e invogliare l'audience a essere cosciente del proprio diritto ad avere un' esistenza sicura e protetta.
La congregazione è presente a Taiwan dal 1987, per invito dell'arcivescovo di Taipei, come organizzazione non governativa "Good Shepherd Social Welfare Services". L'ONG ha preparato a Taiwan un luogo segreto per proteggere le donne in difficoltà in cui si prende cura del processo che va dalla denuncia alla polizia alla susseguente protezione legale delle vittime. Soprattutto è offerto aiuto ai minori che hanno testimoniato la violenza del padre contro la propria madre, cosa cha ha provocato in loro profonde ferite psicologiche.
L'ONG mostra con diverse interviste che il sogno normale dei ragazzi sarebbe crescere e avere un matrimonio con figli, studi con un dottorato, una bella professione. Ma "se si chiede a un minore afflitto da violenza domestica, risponde semplicemente che vorrebbe una vita protetta, senza subire alcuna violenza" ci dice una mamma che lavora come collaboratrice laica nell'ONG.
Il titolo del documentario è "Una vita tranquilla" (in cinese: Pingan hao rizi), e tratta di storie di coraggio. Sono coinvolte sei donne che hanno subito violenza domestica; alcuni dei loro figli hanno partecipato alla produzione. Si racconta il processo che va dall'esperienza terribile alla nuova vita protetta offerta loro dal "Good Shepherd Social Welfare Services".
La sofferenza in molti casi è passata attraverso la tentazione del suicidio. Chi non ha provato non può nemmeno immaginare il doloroso processo. Queste donne però oggi sono consapevoli che grazie alla loro testimonianza e a questo documentario, possono incoraggiare molte più persone a intraprendere questo cammino di liberazione dalla violenza. Avendo il coraggio di testimoniare davanti alla telecamera, fanno nascere il coraggio nelle vittime. "Infatti - ci dice uno dei produttori del video - se vedi il documentario ti rendi conto della stranezza di dover subire tutta questa violenza senza ribellarti o scappare. Proprio per questo, sentendo parlare i protagonisti, scopri che questa è una lunga strada che parte dall'oppressione alla condivisione silenziosa con i propri figli, alla scoperta di un forza inaspettata dentro di se' che porta alla rivendicazione del diritto a una vita sicura e felice".
Le Nazione Unite hanno stabilito un programma che dal 2009 al 2015 vuole portare alla luce tutti i casi di violenza domestica. I numeri sono impressionanti. A Taiwan nel solo 2008 ci sono stati 75.438 casi conosciuti dal governo, nel 2009, sono saliti a 83.728, nel 2010 addirittura a 98.720. "Queste statistiche possono rendere tristi, ma noi crediamo fermamente che queste donne e bambini vengano allo scoperto a raccontare le loro storie" continua a dirci lo stesso produttore. "Anche se le loro voci finora sono poche, siamo però sicuri che vengono ascoltate". La "Shanmujijinhui" (questo il nome cinese dell'ONG) usa una motivazione molto semplice per avvicinare e incoraggiare le vittime: ogni persona ha diritto a una vita sicura e pacifica. Per proteggere queste persone il documentario non sarà caricato su internet. Quest'anno ci sono solamente due occasioni per vederlo, una a Kaohsiung sabato 8 settembre e una a Taipei domenica 16 settembre.