29/07/2008, 00.00
RUSSIA - TURCHIA
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Disgelo fra Costantinopoli e Mosca: Alessio II parteciperà al Sinodo pan-ortodosso

di NAT da Polis
Finisce una autoesclusione che dura da 8 anni. Dopo tante polemiche, il Patriarca di Mosca accetta di concelebrare con Bartolomeo I ai festeggiamenti per i 1020 anni del cristianesimo in Ucraina. La dichiarazione comune per riaffermare il dialogo. Il Patriarcato ecumenico si conferma uno strumento per l’unità del mondo ortodosso.

Kiev (AsiaNews) Le acque del Dniepr  sembrano aver sciolto il gelo tra Costantinopoli e Mosca, dopo le polemiche russe sulla partecipazione di Bartolomeo I alle celebrazioni per i 1020 anni del cristianesimo in Ucraina. Alla fine dei festeggiamenti lo stesso Alessio II  ha annunciato che parteciperà  al Sinodo pan-ortodosso di  Costantinopoli, che si terrà ad ottobre. Il Patriarcato russo non partecipa a un Sinodo pan-ortodosso dal 2000.

Questo è senz’altro il risultato più importante  dei festeggiamenti di Kiev, terminati con una imprevista dichiarazione comune di Bartolomeo I e di Alessio II davanti ai media.

Bartolomeo ha insistito che “la cosa più importante è dialogare sempre, perché siamo tutti responsabili per l’unità dell’ ortodossia”.

A sua volta, Alessio ha ringraziato più volte  il Patriarca ecumenico per aver concelebrato la  liturgia e si è detto d’accordo che tutti i problemi vanno risolti con il dialogo, “senza divenire strumenti dei politici”.

I festeggiamenti  erano iniziati fra le polemiche: Mosca infatti aveva criticato la volontà di Bartolomeo I a porsi a capo della delegazione del Patriarcato ecumenico per i festeggiamenti di Kiev. Con modi “poco garbati” l’entourage di Alessio II ha fatto pressioni verso le Chiese ortodosse perché disertassero le celebrazioni in Ucraina. Ma la polemica fra Mosca e Costantinopoli dura da tempo. Prima a Rodi , nel 2008, quando Mosca aveva annunciato che non avrebbe partecipato al Sinodo pan-ortodosso nel 2008; poi a Ravenna, in cui i rappresentanti di Mosca hanno abbandonato i lavori per criticare la presenza della Chiesa ortodossa estone, da loro non riconosciuta.

Il braccio di ferro ha cominciato a stemperarsi quando Alessio II ha deciso di partecipare ai festeggiamenti di Kiev.

Fin dal suo arrivo, il 25 luglio, Bartolomeo ha messo in chiaro che lo scopo del viaggio non aveva fini di “supremazia”, ma voleva solo “contribuire all’unità della chiesa ucraina … ed onorare i suoi  martiri come quelli  dello sterminio per fame  di Holotovol del 1932- 1933, vittime della furia ateista”. Egli ha anche ammesso che “la Chiesa, come ogni organismo vivente, ha dei problemi. Importante è saper dialogare con spirito d’amore”.

Durante la sua permanenza in Ucraina, Bartolomeo ha incontrato il metropolita Vladimiro, legato al Patriarcato di Mosca, come pure Filerete, della Chiesa ortodossa ucraina (indipendente da Mosca) e il card. Lubomir Huzar, della Chiesa cattolica bizantina (uniata).

Durante un pranzo offerto dal metropolita Vladimiro alla delegazione ecumenica, Bartolomeo ha espresso il suo dispiacere che a “questa comune tavola [vi sia] l’assenza dei fratelli delle altre chiese della terra ucraina” e ha ribadito “la forte volontà della Chiesa madre di Costantinopoli di ricomporre gli inammissibile screzi tra i suoi figli”.

L’arcivescovo di Albania, figura  molto stimata nel mondo ortodosso, ha fatto notare che spesso si dimentica come la sopravivenza del cristianesimo, su questa vastissima area geografica, dopo l’avvento dell’Islam e il crollo degli antichi  centri patriarcali di Alessandria, Gerusalemme e Antiochia, è dovuta  proprio al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli.

Forse per la prima volta, la stessa stampa turca ha seguito in modo massiccio e con attenzione questo viaggio patriarcale, sottolineando il ruolo avuto da Costantinopoli nella cristianizzazione e civilizzazione di questa area geografica.

Il metropolita Kyrill di Smolensk, ha dichiarato che questo incontro  - soprattutto dopo le dichiarazioni di Bartolomeo e Alessio – “ha dato un nuovo  respiro ai rapporti  tra le due Chiese”.

Un suo stretto  collaboratore ci ha confermato che per risolvere la divisione fra Chiesa ortodossa ucraina fedele a Mosca e quella autonoma (definita “scismatica” da Mosca), “si va verso una possibilità di autodeterminazione temporanea, con la  quale ogni Chiesa potrà  scegliere a quale Patriarcato aderire”.

Ciò conferma  che anche  all’interno della Chiesa ortodossa russa esistono forze  che non  desiderano la politica autoritaria cara ad alcuni suoi membri .

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