Discriminazioni e ostilità rendono più uniti i cattolici vietnamiti
di Thanh Thuy
Sorveglianza continua per le attività religiose, culturali e sociali dei fedeli: aderenti alla gioventù comunista che registrano le lezioni per conto della polizia. Il Politburo loda la stampa di regime per la campagna di diffamazione, ma poi l’agenzia nazionale ne loda le attività umanitarie. E intanto aumentano i giovani che vogliono sapere di più della dottrina sociale.
Ho Chi Minh City (AsiaNews) – Al di là della ostilità manifestata dalle autorità nelle vicende riguardanti i beni della Chiesa a Hanoi – e per le quali i media statali che hanno condotto una campagna di diffamazione hanno ricevuto le lodi del Politburo - i sette milioni di cattolici vietnamiti subiscono una discriminazione diffusa, insieme ad una sorveglianza continua.
E’ un controllo che copre tutto ciò che essi fanno in campo educativo, culturale, economico e sociale. “Nella mia classe – racconta John Tran G., un docente di inglese – nell’Istituto di amministrazione economica del distretto 10, ci sono studenti che sono membri dell’Unione della gioventù, che lavorano per la polizia e mi seguono per fare rapporto alle autorità locali. Fanno rapporti sulle mie attività religiose. Raccontano ai responsabili dell’Istituto della mia partecipazione a gruppi di preghiera”. “Ogni volta che faccio lezione – aggiunge una professoressa della Ho Chi Minh City Open University – vedo due o tre studenti che mi registrano. Forse lo fanno per mostrare ciò che dico e ciò che penso alla polizia. Quando entro in classe sono triste e inquieta. Ma non voglio lasciare il mio lavoro, lo amo e serve per mantenere la mia famiglia”. “Quando insegno – conferma un docente dell’Università nazionale – le mie parole sono registrate dai miei studenti che vogliono ‘vendere’ le registrazioni o i resoconti alla polizia, per pochi soldi. Questo mi rattrista, perché sono offeso nel mio rispetto per me stesso. Forse il governo produce menzogna e sospetti reciproci tra gli esseri umani”.
Il fatto è che ormai l’obiettivo dell’educazione è l’arricchimento personale e non il progresso della società, non la formazione di ideali. “Il sistema educativo – spiega un professore di storia – è degradato. Il meccanismo sta distruggendo l’eredità culturale del Paese, concetti come ‘ton su, trong dao’, cioè la venerazione verso i maestri ed il rispetto dei valori tradizionali. Si producono cittadini del ‘chu nghia co hoi’, persone di ‘opportunismo’ nella società, che lavorano per soddisfare bisogni egoistici e non per i valori del Paese. Per denaro sono pronti a tutto e questo è terribile per la nostra nazione”.
Ma questa ostilità sotterranea e quella aperta manifestatasi a Hanoi nella controversia per il complesso della ex delegazione apostolica e il terreno della parrocchia di Thai Ha stanno ottenendo l’effetto, certo non voluto, di accrescere lo spirito di unità tra i cattolici, la speranza e la carità. Con buona pace del Politburo del Partito che ha celebrato le “vittorie” contro la Chiesa.
L’8 ottobre, infatti, il settore per gli Affari media e propaganda ha lodato i media statali per i loro sforzi per la “diffusione rapida, tempestiva e per la propaganda nella giusta direzione a proposito degli incidenti contro la legge da parte di sacerdoti e fedeli e dell’arcivescovo Ngo Quang Kiet alla parrocchia di Thai Ha” ed alla ex delegazione apostolica. I giornali statali non hanno nascosto la loro gioia per la vittoria contro i cattolici, ci sono stati complimenti e congratulazioni per i giornalisti, che aspettano dal Politburo promozioni e medaglie.
Ieri, però, l’agenzia statale VNA ha dedicato un servizio alle attività umanitarie dei credenti, lodando in particolare quanto fanno i cattolici della provincia di Thua Thien-Hue, “compiendo cose buone sia per la religione che per la nazione”. Potrebbe essere un piccolo segnale di un cambiamento di rotta.
Da parte loro, i cattolici di Hanoi si consolano col fatto che la ex delegazione “veniva usata come night club, con una musica assordante che spesso disturbava le celebrazioni nella vicina cattedrale. Ora tutto questo è finito”. E padre Joseph Nguyen racconta di “vedere più gente andare in chiesa, anche nei giorni feriali e molti fanno domande sull’insegnamento sociale cattolico, specie tra i giovani studenti. Penso – commenta – che questo sia più importante di tutto”.
Ha collaborato: J.B. An Dang
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