Dimissioni "elettorali" ai vertici della giunta birmana, ma il potere resta ai militari
Yangon (AsiaNews/Agenzie) – In vista delle elezioni del 7 novembre prossimo, i leader della giunta birmana avrebbero rassegnato le dimissioni dai vertici militari. È quanto affermano alcune fonti dissidenti in Myanmar, ma non è chiaro, al momento, se fra quanti hanno dismesso la divisa vi è anche il generalissimo Than Shwe, capo della dittatura.
Oggi, intanto, scade il termine imposto dalla Commissione elettorale per ufficializzare la candidatura. Tuttavia Stati Uniti, Unione europea e attivisti per i diritti umani hanno criticato la fase preparatoria al voto, sottolineando che si tratta solo di una operazione di facciata, ma il potere resterà in mano ai leader militari e non vi saranno maggiori aperture alla democrazia. Aung San Suu Kyi, Nobel per la pace e capo dell’opposizione, rimarrà agli arresti domiciliari sino alla conclusione della tornata elettorale e il suo partito – Lega nazionale per la democrazia (Nld), vincitore delle precedenti votazioni – per protesta non ha voluto sottostare alla registrazione ed è stato dichiarato fuorilegge.
La Costituzione birmana e le indicazioni contenute nella “road map” della dittatura militare in vista del voto stabiliscono che: il 25% dei seggi parlamentari sono riservati ai militari; per ogni modifica costituzionale è necessaria una maggioranza superiore al 75%; sono banditi dal voto attivo e passivo quanti hanno ricevuto condanne penali, compresi gli oppositori politici; non possono partecipare al voto i membri degli ordini religiosi fra cui i monaci buddisti, protagonisti della “rivoluzione zafferano” del settembre 2007 e repressa nel sangue dalla giunta; la Commissione elettorale è guidata governo militare.
Analisti internazionali spiegano che Than Shwe sarebbe intenzionato a diventare il presidente del futuro governo civile del Myanmar, che verrà formato all’indomani delle elezioni farsa del 7 novembre. Fonti di Irrawaddy e Mizzima – giornali vicini all’opposizione birmana – riferiscono che il generalissimo ha rassegnato le dimissioni dall’esercito, ma resterà capo del governo provvisorio sino alle elezioni. Personalità del Ministero degli esteri hanno invece spiegato a Democratic Voice of Burma (Dvb) che Than Shwe e il suo vice non si sono ancora dimessi, ma il passo verrà preso a breve. I due leader assumerebbero i posti di comando nel neonato partito Union Solidarity and Development Party (USDP), vicino alla giunta militare.
In base alla Costituzione approvata nel 2008 – in piena emergenza Nargis – con un colpo di mano dei militari, il presidente del Myanmar verrà scelto dal nuovo Parlamento, in cui un quarto dei seggi sono riservati all’esercito.