24/10/2024, 14.10
VATICANO
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Dilexit nos, la nuova enciclica di papa Francesco: il Cuore di Cristo per cambiare il mondo

Annunciata lo scorso giugno, è pubblicata oggi - nel 350esimo anniversario delle apparizioni a S. Margherita Maria Alacoque - con una conferenza in Vaticano. Dopo Lumen fidei, Laudato Si' e Fratelli tutti, l'invito a "recuperare ciò che è più importante e necessario: il cuore". In un mondo "che sopravvive tra guerre e squilibri". Mons. Bruno Forte: "Sfida a guardare alto". 

Città del Vaticano (AsiaNews) - Affinché il mondo “che sopravvive tra le guerre, gli squilibri socioeconomici, il consumismo e l’uso anti-umano della tecnologia, possa recuperare ciò che è più importante e necessario: il cuore” (31). Queste parole tratte da Dilexit nos (Ci ha amati), quarta lettera enciclica del pontificato di Francesco pubblicata oggi - dopo Lumen fidei (29 giugno 2013), Laudato sì (24 maggio 2015) e Fratelli tutti (3 ottobre 2020) - spiegano il contesto e il contenuto del documento. Così papa Francesco “davanti al Cuore di Cristo” chiede al Signore “che riversi i tesori della sua luce e del suo amore” in un mondo sofferente e superficiale. Il documento presentato stamattina nella Sala Stampa vaticana, è infatti “sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo”, come recita il sottotitolo.

Dilexit nos veniva annunciata dal Pontefice durante l’udienza generale dello scorso 5 giugno - mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù -, che preannunciava la presenza di “preziose riflessioni di testi magisteriali precedenti e di una lunga storia che risale alle Sacre Scritture, per riproporre oggi, a tutta la Chiesa, questo culto carico di bellezza spirituale”. La nuova lettera enciclica viene diffusa nell’ambito delle celebrazioni per il 350esimo anniversario dell’apparizione di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque, a Paray-le-Monial, tra la fine di dicembre 1673 e il giugno 1675, che proseguiranno fino al 27 giugno 2025. Inoltre, alle porte del Giubileo universale del prossimo anno e nella fase conclusiva del Sinodo 2021-2024. La struttura è composta da una breve introduzione seguita da 5 capitoli suddivisi in 220 paragrafi.

“Se con la Laudato Si’ il Papa ci aiuta a immaginare un mondo come Dio lo vuole, e con Fratelli Tutti indica una via per arrivarci, con Dilexit nos Papa Francesco ci dice come preparare il cuore in questo senso, nella fede e nell’amore”, è quanto è stato affermato in apertura della conferenza stampa di presentazione di oggi. È lo stesso Pontefice a indicare che Dilexit nos è scritta in continuità con le precedenti encicliche in quanto ciò che è contenuto in esse “non è estraneo al nostro incontro con l’amore di Gesù Cristo, perché, abbeverandoci a questo amore, diventiamo capaci di tessere legami fraterni, di riconoscere la dignità di ogni essere umano e di prenderci cura insieme della nostra casa comune” (217).

“Il cuore di Gesù ci porta al centro, al centro della nostra persona, e ci conduce ad amare con tutto noi stessi, coinvolgendo pensieri, parole, azioni, sentimenti. Con questa consapevolezza Papa Francesco ci accompagna ad approfondire anzitutto il valore del nostro cuore”. Sono le parole di sorella Antonella Fraccaro, responsabile generale delle Discepole del Vangelo, intervenuta durante la conferenza stampa odierna. Richiamano l’attenzione sul culto sedimentato con l’estensione di Pio IX a tutta la Chiesa della festa del Sacro Cuore di Gesù, nel 1856, alla quale seguirono la fondazione di congregazioni e istituti. “Papa Francesco ci ricorda io sono il mio cuore (14) - ha continuato -, dunque è decisivo che tutte le azioni della mia vita siano poste, dice, sotto il dominio politico (13) del cuore. Mi sembra una bella espressione, una bella prospettiva”. 

“In questo tempo drammatico che stiamo vivendo, segnato dalla tragedia della martoriata Ucraina, di quello che sta avvenendo in Terra Santa, una terra che amo immensamente - ha affermato Mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto - questa enciclica ci appare come una sorta di sfida a guardare alto. E guardare alto significa cercare vie dove non basta semplicemente la logica del più forte che vince, ma occorre capire il dramma umano”. Aggiungendo nel dialogo con i giornalisti che “un’altra strada” è necessaria anche per uscire dalle situazioni in cui i conflitti si sono incagliati, non contemplando vie d’uscita. “Sono convinto che se non si imbocca una via più audace, più coraggiosa, disposta a cercare un incontro, un compromesso, una via comune, con la solidarietà internazionale, non se ne esce”.

Il primo capitolo, “L’importanza del cuore”, spiega perché serva “ritornare al cuore” in un mondo nel quale siamo tentati di “diventare consumisti insaziabili e schiavi degli ingranaggi di un mercato” (2). Lo fa indagando i significati di “cuore”, dalla sua valorizzazione nella Bibbia, alla svalutazione che proviene dal “razionalismo greco e precristiano, nell’idealismo postcristiano e nel materialismo”. Il secondo, “Gesti e parole d’amore”, parla di Cristo che, da come tratta le persone incontrate - come la samaritana, Nicodemo e la prostituta -, mostra che Dio “è vicinanza, compassione e tenerezza” (35). Nel terzo capitolo, “Questo è il cuore che ha tanto amato”, il Pontefice ricorda come la Chiesa riflette e ha riflettuto in passato “sul santo mistero del Cuore del Signore”. Lo fa riferendosi all’Enciclica di Pio XII Haurietis aquas, sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù del 1956. Il culto, dice, non è di un “organo separato”, ma di “Cristo intero”. 

Nel quarto, “L’amore che dà da bere”, il Santo Padre rilegge le Sacre Scritture e riconosce Cristo e il suo costato aperto in “colui che hanno trafitto” che Dio riferisce a se stesso nella profezia del libro di Zaccaria. Il quinto e ultimo capitolo, “Amore per amore”, approfondisce la dimensione comunitaria, sociale e missionaria di ogni autentica devozione al Cuore di Cristo. Infatti l’amore per i fratelli è il “gesto più grande che possiamo offrirgli per ricambiare amore per amore” (167). Guardando alla storia della spiritualità, il Pontefice ricorda l’impegno missionario di San Charles de Foucauld. Ma nel documento ricorda anche il servizio di Teresa di Lisieux, Ignazio di Loyola, Faustina Kowalska, e Papa Wojtyła.

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