Dietro le violenze anti-cristiane in Orissa, la mano delle caste alte
di Nirmala Carvalho
Lo denuncia il segretario esecutivo della Commissione per le caste e le tribù classificate della Conferenza episcopale indiana. Hanno camuffato con il movente religioso il loro fine politico: “Tenere gli emarginati nell’ignoranza e nella povertà per continuare a sfruttarli”.
Mumbai (AsiaNews) – Ad orchestrare le violenze di Natale contro i cristiani dell’Orissa - India dell’est - sono state le caste alte indù, che vogliono bloccare il lavoro della Chiesa per lo sviluppo dei dalit. Lo sostiene in un’intervista ad AsiaNews p. Cosmon Arockiaraj, segretario esecutivo della Commissione per le caste e le tribù classificate (SC/ST) della Conferenza episcopale indiana. Tra il 24 e il 27 dicembre, gruppi di estremisti legati al Vishva Hindu Parishad (Vhp) si sono scagliati contro proprietà dei cristiani, con un bilancio di: 6 morti; 70 tra chiese e istituzioni attaccate, distrutte o date alle fiamme; 600 case danneggiate o distrutte e in totale 5mila persone colpite. Il sacerdote fa notare che le proprietà attaccate erano per lo più appartenenti a dalit e tribali e gli incidenti “hanno interessato l’area di Phulbani e Kandhamal, dove abitano le caste inferiori, e non nei più grandi centri urbani di Cuttack e Bhubaneswar, dove si trovano prestigiose istituti scolastici cristiani”.
Secondo p. Arockiaraj, “chi detiene il monopolio degli affari nello Stato è contrario allo sviluppo economico e all’alfabetizzazione dei fuori casta e dei tribali, perché mantenendo queste categorie nell’ignoranza e nella povertà può continuare a sfruttarle per il proprio tornaconto”. La Chiesa, invece, “tratta con dignità e offre istruzione e competenze professionali agli emarginati, attraverso scuole e ostelli nelle aree rurali”, così che questa gente possa avere la speranza in un futuro migliore e conoscere i propri diritti.
“Il fine di questa ondata di aggressioni – continua il sacerdote – è chiaramente politico, ma scegliendo il periodo natalizio si è voluto coprirlo con un pretesto religioso, così da giustificare anche l’eccessiva violenza usata contro la comunità”. Gli attivisti del Vhp avevano lanciato i loro attacchi per bloccare le conversioni al cristianesimo, accusando le chiese di proselitismo. Il sacerdote, invece, fa notare come l’argomento delle conversioni forzate sia solo “propaganda” delle caste alte per fomentare l’odio settario tra la popolazione: “Negli ultimi decenni in India si è assistito ad un calo dei cristiani (dal 2,6% del 1971 al 2,3% del 2001) e non ad un loro aumento come vogliono far credere gli estremisti”.
P. Arockiaraj conclude con due appelli. Uno alla comunità internazionale: perché combatta queste forze interne alla società indiana contrarie alla parità dei diritti per i dalit cristiani e controlli i fondi di aiuti destinati all’Unione. “Parte del denaro dai Paesi donatori – spiega – è usato per perpetrare il dominio delle caste più elevate e l’ideologia nazionalista”. L’altro appello è per la Chiesa indiana: “Il lavoro degli istituti scolastici cattolici rivolti a tutti senza distinzione di caste o credo è importante e va incoraggiato, ma è più urgente focalizzare la nostra missione sui poveri e gli emarginati, gli stessi per cui Gesù è venuto al mondo”.
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