Diaoyu/Senkaku, la tensione fa crollare il mercato automobilistico
Tokyo (AsiaNews/Agenzie) - Le tensioni sociali e diplomatiche fra Pechino e Tokyo per la sovranità sull'arcipelago delle Diaoyu/Senkaku hanno fatto crollare le vendite di autovetture giapponesi in Cina. Da quando la questione è esplosa, le violente manifestazioni contro il Sol Levante e il boicottaggio dei prodotti nipponici non si sono fermati un giorno: la Toyota ha perso l'1 % delle vendite, mentre la Nissan ha perso l'1,2 %.
Anche se i numeri non sembrano enormi va considerato che già dalla fine di luglio le compagnie hanno iniziato a tagliare la produzione di veicoli destinati al mercato cinese. In agosto la Toyota è riuscita a vendere 75.300 macchine contro una media mensile di circa 80mila. Viste le continue tensioni, è probabile che il taglio della produzione venga mantenuto fino a novembre.
Nel crollo rientra anche la Mazda, che a settembre ha venduto 13,258 veicoli contro i 17.597 di agosto. Secondo Yale Zhang, analista della Automotive Foresight, "i produttori di macchine giapponesi hanno perso moltissimi giorni di vendita. Non c'è dubbio che la situazione sia collegata al complicatissimo caso delle isole contese".
L'ondata di nazionalismo esasperato che ha colpito Cina e Giappone ha avuto ovvie ripercussioni anche nel settore diplomatico. Tokyo ha deciso di mantenere in carica il proprio ambasciatore in Cina, Uichiro Niwa, per un altro mese: il suo successore, Shinichi Nishimiya, era stato nominato in agosto, ma è morto per un collasso il giorno prima di partire per Pechino.
Ora il governo nipponico non ha pronto un altro nome. Al ministero degli Esteri lavorano molti diplomatici con esperienza in Cina, ma nominare un negoziatore "amico" del governo comunista potrebbe scatenare la destra giapponese, che chiede a gran voce all'esecutivo di mantenere un atteggiamento duro nei confronti del Paese vicino.
Non è chiaro il valore dell'arcipelago che i cinesi chiamano Dioayu e i giapponesi Senkaku. Si pensa che esso abbia anzitutto un valore strategico, trovandosi sulla rotta delle più importanti vie marittime; altri affermano che oltre alle acque ricche di pesca, nel sottofondo marino vi siano sterminati giacimenti di gas. Nel 2008, come gesto di distensione, i due governi hanno firmato un accordo per lo sfruttamento e la ricerca congiunti nell'arcipelago, che tuttavia è rimasto lettera morta.