Dialogo interreligioso e pace tra israeliani e palestinesi nell’incontro tra il Papa e re Abdallah
“Clima di cordialità” nel primo colloquio tra un re saudita ed un capo della Chiesa cattolica. Nel comunicato sull’udienza un riferimento ai cristiani che vivono in Arabia Saudita e un inatteso riferimento agli ebrei.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Una “giusta soluzione” al conflitto tra israeliani e palestinesi, una “menzione”, ma solo da parte vaticana, della “presenza positiva e operosa dei cristiani” in Arabia Saudita ed un inatteso riferimento alla collaborazione “tra cristiani, musulmani ed ebrei” per la promozione della pace, della giustizia e dei valori spirituali. E’ la sintesi che il Vaticano dà del colloquio di 30 minuti svoltosi oggi tra Benedetto XVI e re Abdallah, primo incontro della storia tra un sovrano saudita ed un papa.
Un passo in sé importante, proprio in quanto ufficiale, anche se lo stesso Abdallah aveva incontrato Giovanni Paolo II in occasione di un suo precedente viaggio in Italia, nel maggio del 1999, quando era viceministro della Difesa e comandante della Guardia nazionale. Anche il ministro degli Esteri Saud Al Faisal, negli anni passati era stato ricevuto per tre volte da papa Wojtyla e appena due mesi fa, il 6 settembre, ha incontrato a Castel Gandolfo, Benedetto XVI. E’ un incontro che la stampa araba ha definito “storico”, tra il “Custode delle due Sante Moschee” della Mecca e di Medina – come viene chiamato il re saudita – e il capo dei cattolici di tutto il mondo. Il saudita Arab News, in proposito, scriveva oggi che “ci si aspetta che i colloqui siano centrati sui rapporti tra islamici e cristiani e sulla necessità che i credenti di ogni fede lavorino insieme per la pace”.
In effetti il comunicato vaticano afferma che “si sono ribaditi l’impegno in favore del dialogo interculturale ed interreligioso, finalizzato alla pacifica e fruttuosa convivenza tra uomini e popoli, e il valore della collaborazione tra cristiani, musulmani ed ebrei per la promozione della pace, della giustizia e dei valori spirituali e morali, specialmente a sostegno della famiglia”. A parte l’inatteso riferimento agli ebrei, è quanto ci si aspettava.
Ugualmente previsto il riferimento al Medio Oriente. Il Papa lo ricorda molto spesso e il re saudita si è fortemente impegnato per rilanciare il progetto che prevede la pace dei Paesi della Lega araba con Israele in cambio del ritiro dai territori occupati nel 1967 ed una giusta soluzione per Gerusalemme ed i profughi palestinesi. Attualmente, poi, re Abdallah è impegnato in un tour europeo di 13 giorni, iniziato la settimana scorsa in Gran Bretagna e che proseguirà in Germania e Turchia e che ha lo scopo di sostenere i diritti dei palestinesi in vista della conferenza di Annapolis, negli Usa, che dovrebbe affrontare il nodo dei rapporti tra israeliani e palestinesi.
C’era un altro punto sul quale ci si aspettava l’intervento della Santa Sede, quello dei cristiani in Arabia Saudita. In proposito, il comunicato dice che “nell’augurio di prosperità a tutti gli abitanti del Paese da parte delle Autorità vaticane, si è fatto menzione della presenza positiva e operosa dei cristiani”. Da qualche parte si sperava in qualcosa di più, ma va tenuto presente che è la prima volta che una dichiarazione relativa ad un incontro con un esponente saudita – e questa volta era il re – parla dei cristiani che vivono nel Paese, ufficialmente musulmano al 100%. In realtà, a causa dell’immigrazione, ci sono tra un milione e mezzo e due milioni e mezzo di cristiani. A tutti è vietato avere con sé libri e immagini sacri, crocifissi, rosari eccetera. In tutto il Paese, peraltro, non esistono chiese, né sacerdoti – a parte quelli eventualmente presenti in ambasciate – né sono permesse riunioni di preghiera nelle case private. Il pretesto di tali atteggiamenti è che “tutta l’Arabia è una moschea” e con tale motivazione è stata sempre negata la possibilità di edificare anche una cappella. “E’ come se noi chiedessimo di costruire una moschea in Vaticano”, rispondevano gli esponenti sauditi quando veniva posta la questione.
Tutti motivi per i quali, in passato, e a più riprese, il Vaticano ha indicato proprio l’Arabia Saudita come uno dei Paesi ove la libertà religiosa è meno rispettata. Oggi, a tutto questo non si è fatto riferimento, così come, ufficialmente, non si è parlato di rapporti diplomatici, tuttora inesistenti. Si dice invece che i colloqui – il re ha visto anche il segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone, che era accompagnato dal segretario per i rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti – “si sono svolti in un clima di cordialità”.
Clima al quale entrambe le parti tenevano molto. Il Papa, andato incontrando ad Abdallah nella sala del Tronetto, ha stretto con entrambe le mani quelle del sovrano wahabita. Quest’ultimo - che indossava l'abito nazionale con la tunica blu e la mantella bianca e oro – ha donato a Benedetto XVI una spada in oro e pietre preziose e un oggetto d'arte in oro e argento, raffigurante un uomo con un cammello sotto una palma. (FP)
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