Dhaka: luci e ombre nei primi 100 giorni del governo Yunus
Asceso al potere dopo la cacciata della storica premier Hasina e le proteste studentesche, l’esecutivo ad interim non sembra soddisfare le attese. Irrisolto il tema della lotta alla corruzione e vi è il rischio di una crescente deriva islamica. Le sfide economiche, in particolare il tema dell’inflazione, continuano a pesare sui cittadini.
Dhaka (AsiaNews) - Luci e ombre, un misto di delusione e di cauto ottimismo. Sono i sentimenti che prevalgono fra i cittadini in Bangladesh, a 100 giorni dalla nascita del governo ad interim guidato dal premio Nobel Muhammad Yunus che ha rimpiazzato la storica premier Sheikh Hasina da 15 anni al potere, dopo settimane di proteste di guidate dagli universitari. Formato l’8 agosto scorso per rispondere alle richieste di lotta alla corruzione e a una migliore governance, potenziamento del servizio pubblico e contrasto alla logica del denaro e delle disparita, l’esecutivo non sembra aver risposto - almeno sinora - alle attese della piazza.
Uno degli slogan principali del movimento studentesco 2024 che ha portato alla cacciata della ex primo ministro Hasina era la costruzione di un Bangladesh senza discriminazioni e inclusivo per tutti i settori della società. Con questo obiettivo, il governo provvisorio in carica da poco più di tre mesi ha promesso riforme volte a ridurre le disuguaglianze fra gruppi e a rafforzare le istituzioni democratiche, arginando una deriva islamica radicale. Tuttavia, i critici sostengono che i progressi sono ancora lontani e non stanno portando a un cambiamento significativo. Nel frattempo le sfide economiche, in particolare il tema dell’inflazione, continuano a pesare sui cittadini comuni.
L’aumento dei prezzi delle materie prime e la stagnazione dei salari hanno compromesso i mezzi di sussistenza e ridotto il potere d’acquisto generale della popolazione. Il governo non ha ancora intrapreso un’azione decisiva per contenere la perdita di valore della moneta locale, lasciando peraltro molti dubbi sulla sua capacità di mantenere le promesse fatte al momento dell’ascesa al potere. Inotre, anche l’ordine pubblico rimane precario. Sebbene il governo abbia stabilizzato i disordini che hanno preceduto e accompagnato la cacciata del precedente esecutivo e della Hasina, l’attività criminale e le tensioni sociali non hanno ancora registrato miglioramenti significativi.
“Il governo ad interim non ha mostrato grandi successi nel controllo dell’inflazione o nel miglioramento dell’ordine pubblico”, conferma ad AsiaNews Ruhin Hossain Prince, segretario generale del Partito comunista del Bangladesh (Cpb). “Le aspettative della popolazione restano in gran parte disattese e anche sulla questione delle riforme elettorali - prosegue - i progressi sono stati scarsi”. Fra gli altri, la riforma elettorale era una pietra miliare delle promesse del governo provvisorio, anche questa rimasta in un limbo. Con le elezioni come prossimo passo cruciale, molti si aspettavano che l’amministrazione si impegnasse con i partiti politici e la società civile per costruire un consenso sulle misure che possano garantire elezioni libere ed eque.
E ancora, la posizione geopolitica strategica del Bangladesh in un’Asia del sud in continua evoluzione aggiunge un ulteriore livello di complessità. Gli analisti avvertono che l’incapacità di affrontare efficacemente le questioni interne potrebbe favorire l’interferenza di potenze straniere, che cercano di affermare la propria influenza. “Se non riusciamo a risolvere i nostri problemi, le forze imperialiste ed egemoniche cercheranno naturalmente di dominare” osserva Ruhin Hossain Prince, il quale esorta a “rimanere vigili e impegnati a realizzare le aspirazioni del popolo”.
Analisti ed esperti sottolineano che il successo o il fallimento dell’attuale esecutivo dipenderà probabilmente dalla sua capacità di unire le fazioni politiche, affrontare le sfide economiche e ripristinare la fiducia del pubblico. Mentre il governo ad interim affronta le sue sfide, i partiti politici legati alla fazione musulmana radicale del Bangladesh, tra cui Jamaat-e-Islami e fazioni minori, sostengono la necessità di uno Stato governato da principi islamici. Questi gruppi hanno intensificato gli sforzi per allineare la governance nazionale alle leggi coraniche, promuovendo politiche che ritengono possano creare una società moralmente retta e integra. Gli osservatori notano che questi partiti fanno leva sull’insoddisfazione crescente attorno all’esecutivo di impronta laica, per promuovere la loro agenda. Chiedendo una più stretta aderenza alla Sharia, mirano a rimodellare il panorama politico della nazione. Certo, sinora i leader del governo provvisorio non sembrano aver mostrato alcun interesse per uno Stato governato da principi coranici, ma è altrettanto vero che con i partiti islamisti essi coltivano hanno rapporti profondi.
12/11/2021 13:30
18/03/2021 12:47