Dhaka: cristiano massacrato per un telefonino, la polizia smentisce la versione del furto
di William Gomes
Swopon Mondol, della Chiesa battista, è morto in ospedale per le gravi ferite riportate durante il pestaggio. Ufficiale di polizia accusa “gruppi di studenti” dell’università di Dhaka che “commettono violenze”. Ricatti e minacce alla moglie perché non denunci l’accaduto.
Dhaka (AsiaNews) – Picchiato a sangue da un gruppo di giovani dell’Università di Dhaka per un – presunto – furto di un telefonino, è morto dopo poche ore per le gravi ferite riportate durante il pestaggio. La vittima è Swopon Mondol, cristiano battista della Free Christian Churches of Bangladesh, il cui corpo è stato rinvenuto la sera del 12 settembre nel campus universitario. Trasportato d’urgenza in ospedale, è deceduto poco dopo la mezzanotte del 13 settembre; la moglie, accorsa al capezzale dell’uomo, ha subito minacce dagli aggressori perché non denunciasse l’accaduto.
La polizia ha aperto un fascicolo sulla vicenda e pare aver individuato i colpevoli. Mohammed Wahid, ufficiale di polizia della stazione di Sahabag, cita fonti interne secondo le quali “un gruppo di studenti della Mohasin Hall dell’Università di Dhaka, guidati da Mohammed Rajan” hanno torturato in maniera brutale e ucciso il giovane cristiano, sposato e padre di un bambino di 10 anni.
“Il 12 settembre – racconta Mohammed Wahid – verso le 8 di sera ho ricevuto una chiamata da una fonte, che segnalava la presenza di un uomo gravemente ferito nei pressi del parco di Suhrawardi. Quando ho visto le condizioni dell’uomo, ne ho disposto il trasferimento al Medical College di Dhaka, dove è arrivata anche la moglie”.
Il poliziotto (nella foto) aggiunge di conoscere il giovane e di non credere alla “tesi del furto del telefonino”. Egli conferma i recenti casi di “aggressione all’università di Dhaka”, perpetrati da “gruppi di studenti violenti” che usano “pretesti” come il furto del telefono “per perseguitare persone innocenti”. “Era una persona buona e gentile – sottolinea Wahid – ed è stato ucciso in maniera brutale”.
“In ospedale – aggiunge Lucky Modol, moglie della vittima e madre di Diptoo, un bambino di 10 anni – alcuni giovani mi hanno circondata, chiedendomi denaro come compensa per il furto del telefonino. Mio marito lottava fra la vita e la morte, mi sentivo senza speranza”.
La donna ammette di “aver paura” a chiedere l’apertura di un’inchiesta, per “timore di ritorsioni: potrebbero anche uccidermi”. I pensieri, ora, vanno al figlio piccolo e a “come potremo sopravvivere” perché “mio marito era l’unico che guadagnava denaro”. Swopon Mondol è stato seppellito il 13 settembre; la sorella Sulekha “chiede giustizia” per l’assassinio.
La Free Christian Churches of Bangladesh conta 320 chiese e più di 30mila fedeli, che lavorano nel Paese da più di 25 anni. Il movimento ha dovuto fronteggiare attacchi durante la seconda guerra del Golfo e in diverse occasioni i suoi membri hanno subito persecuzioni. “Swopon Mondol era una persona molto attiva nella chiesa – sottolinea il vescovo battista Albert P Mirdha – la sua morte ci ha scioccato. Le minoranze non sono sicure in Bangladesh”.
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