Dhaka ci ripensa: "nessuna restrizione" alle due ex premier
Dhaka (AsiaNews) – Il governo provvisorio in Bangladesh fa inversione di rotta: non vi è alcun tentativo di esiliare le leader delle due maggiori formazioni politiche del Paese e sono state rimosse le restrizioni imposte loro nelle ultime settimane. Lo ha annunciato ieri un comunicato ufficiale, seguito ad una riunione del consiglio dei ministri. Begum Khaleda Zia, capo del Partito nazionalista del Bangladesh (BNP) “non è agli arresti domiciliari, né si prepara all’esilio in Arabia Saudita come riportato dai media”, dichiara il testo; allo stesso tempo la sua rivale storica Sheikh Hasina Wajed, della Lega Awami (AL), “potrà fare ritorno in patria” dopo che il 21 aprile le era stato negato di volare da Londra a Dhaka.
Un ministro ha smentito che il governo, di fatto manovrato dai militari, voglia mandare le due ex premier in esilio, ma ha confermato che se Begum Zia rimane, potrebbe affrontare l’accusa di corruzione. Su Sheikh Hasina, invece, pende già l’accusa di omicidio ed estorsione, formulata mentre si trovava all’estero in vacanza. Non è chiaro quindi se nonostante le nuove direttive, le due donne potranno partecipare alle prossime elezioni generali che il governo ad interim ha promesso di organizzare nel 2008.
L’inaspettato comunicato di ieri nasconda ragioni per lo più di facciata: pressioni internazionali per il ripristino della democrazia, al momento “sotto minaccia” nel Paese come dichiarato ieri dal portavoce del Dipartimento di Stato Usa; oppure il timore di perdere consensi tra la popolazione, entusiasta della campagna anticorruzione condotta dal governo, ma preoccupata per il rischio di una deriva dittatoriale. Analisti notano che “se non è chiara la popolarità del BNP, certo l’AL ha ancora molto seguito. Sono stati loro a bloccare la farsa che il partito della Zia e quello islamico del Jamaat avevano messo in piedi per le elezioni del 22 gennaio, poi non avvenute, e lo hanno fatto muovendo le piazze a lungo e con numerose perdite tra i loro leader più vicini al popolo”.