Dhaka, vedova e madre di quattro figli arrestata con false accuse
di William Gomes
La squadra narcotici ha fermato Pakhi Begum per traffico illegale di medicinali. La testimonianza della figlia maggiore rivela che sono stati i poliziotti a incastrare la donna, inscenando il ritrovamento di un flacone a base di codeina. La vedova è rinchiusa in carcere insieme ai due figli più piccoli.
Dhaka (AsiaNews) – La polizia di Dhaka, sezione narcotici, ha arrestato una vedova e i suoi due figli più piccoli con l’accusa di traffico di medicinali. Per raccogliere le prove della sua colpevolezza, gli agenti avrebbero inscenato il ritrovamento – durante una perquisizione domiciliare – di un flacone a base di codeina. I vicini di casa e la figlia maggiore respingono ogni addebito, testimoniano la buona fede della donna e denunciano l’ennesimo caso di violazione dei diritti umani in Bangladesh.
Pakhi Begum è rimasta vedova anni fa e si è presa cura da sola dei quattro figli: Rina, la maggiore, di 12 anni, il fratello Riyad di otto anni, Sharmin, bambina di 5 anni e il fratellino più piccolo, Badsha, di appena due anni. Il fermo nei confronti della donna risale al 25 gennaio scorso; da tre giorni si trova chiusa in carcere insieme ai suoi due figli più piccoli, Sharmin e Badsha, con l’accusa di aver violato la Narcotics Control Act del 1990.
A raccontare la vicenda è la figlia maggiore, Rina (nella foto con il fratello Riyad), che si trovava all’interno della piccola abitazione durante la perquisizione della narcotici. “Alle 11 del mattino – ricorda – un gruppo di 10 poliziotti e funzionari in borghese, guidati dal Capo del dipartimento narcotici di Dhaka Mohammed Farhad Hosaain sono entrati in casa e hanno cominciato a perquisire la stanza del nostro vicino, Badal, di 21 anni”. Gli agenti si sono poi diretti verso la camera della madre, Pakhi Begum, “demolendo tutto alla ricerca dei medicinali”.
Uno degli agenti ha effettuato una chiamata al cellulare. Poco dopo si è diretto verso un angolo della stanza e ha estratto una busta da spesa, annunciando che “abbiamo trovato medicinali di contrabbando nella tua stanza”. “Sono rimasta sorpresa – racconta Rina – perché non abbiamo mai visto un tipo di farmaco simile in vita nostra”. L’ispettore Hosaain le ha mostrato un flacone da 100ml di Phensedyl, uno sciroppo a base di codeina, a riprova dei traffici illegali della madre.
Gli agenti hanno chiamato Pakhi Begum al cellulare in vivavoce. La donna ha risposto dicendo che era in giro per acquisti. La parola “mall”, tuttavia, ha una doppia accezione: essa è usata dai commercianti come sinonimo di beni al consumo, ma vale anche – nel gergo comune – per indicare “droga o medicinali”.
Al suo arrivo, dopo una mezzora, la donna è stata arrestata e trasferita in carcere insieme ai due figli più piccoli. I vicini di casa parlano di “atteggiamento disumano” della polizia e di “grave violazione” dei diritti umani, per un fermo pretestuoso basato su prove “montate ad arte”. “Sono ancora sotto shock – conclude Rina – e mi domando se al mondo esiste ancora giustizia”.
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