Dhaka, poliziotti abusano di una famiglia. Raid ordinato per cacciarli di casa
di William Gomes
Trenta agenti hanno tentato di violentare la figlia e uccidere il figlio. Picchiati con calci di pistola e manganelli. La madre costretta a firmare un documento di cessione della proprietà. A imporre la spedizione due funzionari che da tempo mirano al terreno su cui sorge la casa.
Dhaka (AsiaNews) – Decine di poliziotti hanno tentato di violentare una figlia e uccidere il figlio, picchiato con calci di pistola e manganelli l’intera famiglia e costretto la madre a firmare – sotto minaccia – un documento in cui si impegna a lasciare la casa. È quanto denuncia ad AsiaNews Ayesha Begum, musulmana di Sonir Akhra, un quartiere di Dhaka. Dietro il raid delle forze dell’ordine vi sarebbero Mohammed Shajahan, un capo clan, e Bashir, funzionario governativo, che da tempo miravano a requisire le proprietà della donna.
La denuncia è emersa in un incontro con la stampa tenuto ieri. Secondo il racconto della madre, il 22 novembre “un gruppo di 30/35 agenti in borghese” è penetrato nella casa, cominciando a demolire quanto trovava. A guidare la spedizione vi erano l’ispettore capo Moniruzzaman e i vice-ispettori Jiarat Hossain e Mazharul Islam.
Ayesha Begum spiega che gli agenti “hanno fatto irruzione verso le 11 di sera”, ordinando agli occupanti di abbandonare l’edificio. Al rifiuto opposto dalla donna, hanno iniziato a picchiare l’intero nucleo familiare “con calci di pistola e manganelli”. Poi hanno “denudato per metà Putul”, la figlia intervenuta per soccorrere la madre, e “hanno tentato di stuprarla”. Colpita anche la figlia minore Janatul, che ha perso molto sangue dal naso; gli agenti hanno minacciato di uccidere il fratello Tarim.
Infine i poliziotti hanno costretto la donna a firmare un documento, in cui si impegnava a liberare la casa – di sua proprietà da 14 anni – entro il primo di dicembre. “Ho cercato di denunciare il fatto in tribunale – continua Ayesha Begum – ma non posso muovermi, vivo sotto costante minaccia. Temo che la polizia possa ucciderci tutti”.
Interpellato da AsiaNews, il vice-ispettore Jiarat Hossain afferma di “non essere preoccupato”, la vicenda è nelle mani dei giudici e nega “qualsiasi accusa di tortura”.
La famiglia (nella foto) denuncia un progetto preciso dietro la spedizione punitiva. Da anni due potenti funzionari della capitale cercano con ogni mezzo di impossessarsi del terreno sul quale sorge la casa della donna. “La polizia – conclude Putul – ha ricevuto una somma pari a 100 mila taka (poco più di mille euro, ndr) da Mohammed Shajahan e Bashir per cacciarci di casa e impossessarsi della nostra terra”.
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