Desmond Tutu e Aung San Suu Kyi: elezioni in Myanmar, una “farsa vergognosa”
L’arcivescovo sudafricano, favorevole alle sanzioni contro la giunta militare, accosta la leader dell’opposizione birmana a Mandela. E aggiunge: un giorno sarà “eletta liberamente” quale guida del Paese. La Nobel per la pace birmana lancia un appello al popolo perché reagisca contro norme ingiuste.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) – “È più probabile trovare neve all’inferno che, nelle condizioni attuali, libere elezioni in Myanmar”. È quanto ha affermato l’arcivescovo anglicano sudafricano Desmond Tutu, in un’intervista al quotidiano dissidente birmano The Irrawaddy. Egli parla di voto “farsa” rilanciando le critiche durissime manifestate ieri da Aung San Suu Kyi, che ha bollato come “vergognosa” la legge elettorale promulgata dalla giunta militare.
Il leader anglicano – Nobel per la pace nel 1984 per la sua lotta contro l’apartheid in Sudafrica – spera un giorno di andare a Yangon e incontrare la leader dell’opposizione. “Mia cara sorella premio Nobel, miei cari fratelli e sorelle birmani – dichiara – ammiriamo il vostro coraggio e la vostra determinazione”. “Verrà il giorno in cui ci troveremo a Yangon, per unirci a voi nelle celebrazioni quando tu, cara sorella, – continua il vescovo – verrai insediata come vera e liberamente eletta guida del Myanmar, così come Nelson Mandela è uscito di prigione ed è diventato il nostro leader”.
Desmond Tutu è favorevole alle sanzioni internazionali verso il Myanmar e bolla le elezioni – indette per il 2010, ma non vi è al momento una data precisa – come una “farsa”. “Si può parlare di libere elezioni – domanda l’arcivescovo – quando il principale rappresentante dell’opposizione, che ha vinto le ultime elezioni, è escluso dalla competizione e la Commissione elettorale è nominata dalla giunta?”.
Critiche durissime al regime militare arrivano anche da Aung San Suu Kyi, leader della Lega nazionale per la democrazia (Nld), che parla di legge elettorale “vergognosa”. Lo riferisce Nyan Win, portavoce del partito e avvocato della Nobel per la pace. Una norma prevede l’esclusione di persone che hanno riportato una condanna penale – compresi i prigionieri politici – e di quanti sono ancora in attesa di sentenza definitiva. Una legge “ad personam” per escludere la donna dalla competizione elettorale.
“[Aung San Suu Kyi] afferma che le leggi includono alcuni elementi – riferisce Nyan Win – i quali mostrano che sono rivolti chiaramente verso una sola persona e questo è vergognoso. Ciò discredita la legge”. La leader della Nld ha lanciato un appello al popolo birmano perché reagisca contro norme ingiuste.
Intanto il governo statunitense ha già annunciato che non riconoscerà l’esito della tornata elettorale. “Non esiste alcuna speranza che il voto sarà credibile – dichiara P.J. Crowley, portavoce del Dipartimento di Stato – la legge ha trasformato le elezioni in una presa in giro del processo democratico”.
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