Denuncia al Comitato olimpico: prima delle Paraolimpiadi, fondi rubati alle Ong dei disabili
Lettera aperta della fondatrice di una organizzazione non governativa cinese: la “Federazione dei disabili” (di fatto governativa) si sta appropriando di donazioni e terreni. Porteranno la distruzione di tre centri e una decina di case famiglia ed anche del modello di integrazione sociale di oltre 150 disabili, costato più di dodici anni di lavoro. E ai Giochi speciali, handicappati sequestrati dalla polizia.
Roma (AsiaNews) - Una lettera aperta al Comitato olimpico internazionale, per ricordare che le Olimpiadi “devono essere costruite attorno all’uomo” e che la Cina “deve essere educata a comprendere che ciò che viene dal basso non è pericoloso”. Per questo, “soprattutto quando si parla di disabili”, la comunità internazionale “ha il dovere di impegnarsi e fare quanto è in suo potere per aiutarci a crescere, e non lasciarci soli nella nostra battaglia”.
È il contenuto di una lettera aperta scritta da Meng Weina, fondatrice della Huiling, un’organizzazione non governativa per il servizio ai disabili mentali – che opera in 8 metropoli cinesi – ed indirizzata ai vertici delle Olimpiadi e Paraolimpiadi. Lo spunto è l’incidente avvenuto a Shanghai lo scorso ottobre, quando dei poliziotti hanno preso in ostaggio i disabili di Huiling con i loro operatori e i genitori perché, dopo aver partecipato per tutta la settimana “non sono stati autorizzati” a partecipare all’ultimo giorno dei Giochi speciali in corso nella città. Non sono stati dati né preavvisi né motivazioni; un centinaio di persone dell’Huiling sono state bloccate da circa un’ottantina di persone delle forze dell’ordine (nella foto), non solo durante la serata finale delle olimpiadi speciali, ma anche tenute sotto controllo nei giorni successivi fino a che tutti sono saliti sul treno per ritornare definitivamente nelle loro lontane città.
La Cina, scrive la Weina, “non capisce le realtà della vita del popolo o della gente e crede che tutto ciò che viene organizzato dal basso sia potenzialmente dannoso”. Per questo, “il Paese dovrebbe essere educato, e non abbandonato, al rispetto dell’uomo: ciò che è accaduto a Shanghai non si deve più ripetere”.
Nel testo, la fondatrice dell’ Huiling parla anche della situazione delle organizzazioni non governative che si occupano dei disabili cinesi. Queste sono “ostaggio delle Associazioni promosse dal governo, che permette loro di fare ciò che vogliono”. A causa di ciò, alcune strutture della Huiling a Guangzhou sono state gravemente minacciate dalla “Federazione dei disabili” (di fatto governativa) che ha acquistato 3964 mila metri quadri di spazio con l’intenzione di creare una gigantesca struttura alternativa capace di distruggere non solo tre centri e una decina di case famiglia dell’Huiling, ma anche il modello di integrazione sociale di oltre 150 disabili costato più di dodici anni di lavoro. Tenendo conto che nel territorio di Canton attualmente ci sono circa 560mila disabili e non ci sono strutture sufficienti per la loro assistenza, ci si chiede perché lo Stato debba fare un tale spreco la dove ci sono già strutture sul territorio.
Nel testo si legge ancora: “con la scusa del servizio ai disabili, la Federazione dei disabili ha derubato i fondi destinati ai disabili stessi”. Si tratta di un’accusa chiara, confermata da fonti locali: fondi inviati perfino da privati alle Ong che sono stati “deviati” nelle casse governative e quella della Federazione dei disabili.
Riportiamo di seguito il testo completo della lettera della signora Meng Weina, fondatrice della Huiling, indirizzata alla sede centrale del Comitato olimpico internazionale (e Comitato olimpico internazionale dei disabili).
Sig. Presidente:
Salve! Sono la responsabile di una struttura non governativa (senza scopo di lucro, con un consiglio di amministrazione non pagato, eletto a turno e che non guadagna o possiede nulla), che presta servizio per i disabili (Beijing Hui Ling Community Service). Nel periodo dal 4 all’11 ottobre del 2007, abbiamo organizzato spontaneamente una squadra di 100 tifosi per le Olimpiadi speciali composta dai nostri disabili, personale di servizio, genitori e volontari, e siamo andati a Shanghai a carico nostro. Tutto è andato molto bene, siamo stati molto contenti. Ma alle 5 del pomeriggio dell’11 ottobre, siamo stati raggiunti da decine di poliziotti e centinaia di volontari delle Olimpiadi speciali, che ci hanno chiuso in albergo fino alle 11 di sera. Siamo stati privati della nostra libertà: la scena era patetica, commovente e spaventosa. A mezzanotte la maggior parte dei poliziotti se ne è andata, ma noi siamo stati costretti lo stesso a rimanere chiusi in albergo. La sera del giorno dopo, siamo stati “accompagnati” dai poliziotti su un treno che lasciava Shanghai. Dall’arrivo dei poliziotti fino alla partenza forzata, sono passate esattamente 24 ore.
La ragione di tutto questo è semplice. Secondo i poliziotti, il nostro era un gruppo “non governativo (oppure popolare) e spontaneamente organizzato”, che in Cina vale a dire “pericoloso e potenzialmente dannoso”. Dopo quanto è accaduto - pensando in quanto cinese all’imminente 17° Congresso del Partito Comunista - ho scelto di rimanere in silenzio. Il rapporto finale del Congresso mi ha incoraggiato molto, ma ho avuto una grande lotta interiore perché non ero più sicura che fosse giusto mantenere il mio silenzio.
Oggi la forza che mi ha spinto a scrivere questa lettera al Comitato olimpico internazionale è proprio la promessa fatta dal Partito Comunista al suo popolo: estendere la democrazia popolare.
Scrivo questa lettera al Comitato olimpico internazionale perché non ho intenzione di criticare i poliziotti di Shanghai, ma proprio voi, perché come Comitato avete insegnato tante cose alla Cina – su come organizzare le Olimpiadi a Shanghai ed a Pechino - ma avete trascurato il punto fondamentale: che tutto si deve fare, come principio, “intorno all’uomo”. E’ la prima volta che Shanghai ospita le Paraolimpiadi ed è la prima volta che Pechino ospita le Olimpiadi. La Cina, a causa delle sue carenze di apertura nella società, ha sicuramente difficoltà a comprendere e mettere in pratica “il principio della partecipazione”. Il governo cinese è troppo abituato al sistema piramidale “dall’alto verso il basso”: non capisce o non vuole che questo possa essere “dal basso verso l’alto”. Basta che noi, gente ordinaria organizziamo “spontaneamente” una singola cosa, una singola volta, che subito arrivano i poliziotti.
Sapete, dato che “si deve provare lo spettacolo e si devono rinnovare le strutture”, una parte dei bambini gravemente disabili di Shanghai sono stati costretti a rimanere 2 o 3 mesi privi dei servizi essenziali. Inoltre, alcune Ong che operano per il bene dei disabili, con decine di anni di esperienza nel campo, non hanno potuto registrarsi presso il governo ottenendone l’approvazione. Quindi, non possiamo in alcun modo risolvere le nostre difficoltà di sopravvivenza.
Una cosiddetta “Federazione dei disabili cinesi”, organizzazione governativa, ha perseguito in questi anni quelle strutture non governative che non gli piacciono, monopolizzando i fondi che arrivano dalla società ed occupando palazzi. Con la scusa del servizio ai disabili, ha derubato i fondi destinati ai disabili stessi. E le strutture private, dopo questo trattamento, sono costrette ad affittare nuove strutture per rimpiazzare quelle che le vengono rubate, ad un prezzo altissimo. Questa “Federazione”, insieme ad altri enti governativi che si occupano dei disabili, hanno addirittura tolto alle ONG la possibilità di ricevere fondi privati.
Non sarebbe difficile capire le cause che sono all’origine di ciò che ho raccontato qui. Ho dovuto scegliere per forza questo metodo, quello “della linea curva”, cioè criticare Comitato olimpico internazionale per sollecitarlo a dare un esempio: in nome del principio che è alla base delle Olimpiadi, si deve educare all’idea che “tutto si deve fare intorno all’uomo”.
Ho voglia di scrivere ancora tanto, ma forse è meglio se mi fermo qui: in ciò che non ho detto, si può trovare tutto il resto. Ciò che desideriamo è che non ripeta mai più, durante le Olimpiadi dei disabili, quello che è successo ai disabili di Shanghai!
Meng Weina, fondatrice della struttura per il servizio ai disabili mentali Huiling e membro del movimento per le Olimpiadi “Partecipo, dedico e sono felice”
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