Delusione e paura in Libano per le aspre parole di Assad
Preoccupa l'atteggiamento del presidente siriano: disponibile verso la comunità internazionale che teme, duro con i libanesi.
Beirut (AsiaNews) Dura reazione e profonda delusione da parte del mondo politico libanese al discorso pronunciato da Bashar Assad all'università di Damasco. Intanto le strade di Beirut sono vuote per la paura di ciò che può succedere, date le forte pressioni internazionali contro la Siria.
Il discorso di Assad questo pomeriggio era pieno di slogan del tipo: "Quelli che denunciano la Siria sono nemici degli arabi"; "Quelli che accusano la Siria sulla responsabilità dell'assassinio di Hariri,sono amici d'Israele". Tutto l'impianto era un tentativo di preservare la Siria e il suo governo dalle accuse rivolte dall'Onu di non voler collaborare con la Commissione internazionale Mehlis, la cui inchiesta accusa i servizi segreti siriani e membri della famiglia Assad quali responsabili dell'assassinio dell'ex primo ministro Rafic Hariri. Il presidente siriano da una parte ha promesso di collaborare nell'inchiesta Onu; dall'altra si è detto a più riprese "quasi certo" dell'innocenza della Siria nel delitto Hariri.
Un nutrito gruppo di politici, legati al figlio di Hariri, il deputato Saad, al druso Joumblatt, ai falangisti di Gemayel e alle Forze libanesi di Samir Geagea, definisce il discorso del presidente Assad come "un secondo assassinio di Hariri" perché si aspettavano molte più aperture da Assad che invece parla degli accusatori della Siria come "i commercianti del sangue di Hariri".
Secondo questi politici libanesi, il discorso di Assad è "cauto verso la comunità internazionale - di cui Assad ha paura e violento verso il Libano e i libanesi, il paese più debole della regione".
Essi accusano la Siria di un "nuovo crimine", che è la difesa degli assassini di Hariri e insistono che durante l'occupazione siriana del Libano, nulla poteva avvenire senza il consenso esplicito o implicito della Siria "principale attore dell'assassinio di Hariri e di tutti gli altri atti terroristi".
La situazione nel paese è molto tesa: le strade di Beirut sono quasi vuote e fra la gente vi è "angoscia" per l'insicurezza del futuro. Oltre a possibili reazioni violente del vicino siriano, si teme anche un vuoto di potere a Beirut: molti deputati continuano a richiedere le dimissioni del presidente Emile Lahoud, mentre perdura "il silenzio del Patriarca maronita Nasrallah Sfeir". Negli ultimi tempi il patriarca e i vescovi maroniti hanno chiesto ai libanesi "rispetto per la costituzione e per la carica del presidente", in quello che molti interpretano come un indiretto sostegno a Lahoud, provocato proprio dalle difficoltà del momento.