Delhi rifiuta l'iscrizione a scuola dei Rohingya, la Corte rimanda la questione al governo
Le autorità locali escludono i bambini Rohingya perché non in possesso del codice identificativo Aadhaar, il sistema di identificazione biometrica riservato ai cittadini indiani e alcune categorie di stranieri, ha spiegato una ong che ha presentato il contenzioso. Il tribunale di Delhi si è rifiutato di esaminare la richiesta, dicendo che si tratta di una questione politica di cui si deve occupare il ministero dell'Interno.
New Delhi (AsiaNews) - L’Alta Corte di Delhi ha rifiutato di esaminare una richiesta che chiedeva di ammettere nelle scuole locali i bambini di etnia Rohingya provenienti dal Myanmar che, in quanto rifugiati, non hanno ricevuto una tessera Aadhaar, il sistema di identificazione biometrica riservato ai cittadini indiani e alcune categorie di stranieri.
Ieri, 29 ottobre, il tribunale della capitale ha respinto il contenzioso di interesse pubblico, affermando che la questione rientra nella giurisdizione del governo centrale. Il collegio di giudici ha dichiarato che si tratta di una “questione internazionale” con implicazioni relative alla sicurezza nazionale, per cui a occuparsene deve essere il ministero dell’Interno. “Sono coinvolti molti aspetti. Non possiamo intervenire”, hanno affermato i giudici, chiedendo che la richiesta venga esaminata il più rapidamente possibile.
Il contenzioso era stato presentato dall’ong Social Jurist, secondo cui l’amministrazione municipale (Municipal Corporation of Delhi) rifiuta l’ammissione a scuola di 17 bambini Rohingya residenti nell’area di Khajoori Chowk perché non possiedono il codice identificativo Aadhaar a 12 cifre. In India, la registrazione al sistema è volontaria e la Corte suprema l’anno scorso ha chiarito che il governo non può negare un servizio se qualcuno non è in possesso della tessera identificativa.
Secondo l’avvocato Ashok Agarwal, che rappresenta Social Jurist, il diritto dei bambini Rohingya di studiare nelle scuole locali è garantito da una serie di articoli della Costituzione indiana (nei quali vengono menzionati i “bambini” in senso generico, non solo i bambini indiani, ha sostenuto il legale) e dalla legge sul diritto all’istruzione gratuita e obbligatoria del 2009.
Per l’Alta Corte, invece, “i Rohingya sono stranieri” che non sono stati “ufficialmente e legalmente autorizzati a entrare in India”. Il Paese non è firmatario della Convenzione sui rifugiati del 1951 e non dispone di un quadro nazionale di protezione dei rifugiati, ma consente all’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) di operare sul proprio territorio. I Rohingya sono una delle minoranze del Myanmar, dove da oltre tre anni imperversa un conflitto civile, e sono in maggioranza di fede islamica.
A luglio di quest'anno, il Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale ha invitato l’India a porre fine alla detenzione arbitraria e all'espulsione dei rifugiati Rohingya verso il Myanmar, dove rischiano "gravi violazioni dei diritti umani". Secondo dati risalenti al 2019, si stima che in India si trovino oltre 40mila rifugiati Rohingya, di cui circa 22mila registrati presso l'Unhcr. Da quando è salito al potere il Bharatiya Janata Party (Bjp), il partito da cui proviene il primo ministro Narendra Modi, sono aumentate le discriminazioni e gli appelli per la loro espulsione, hanno denunciato le organizzazioni della società civile.
Secondo il collegio di giudici, consentire l’ammissione scolastica dei Rohingya equivarrebbe a permettere ai cittadini stranieri di accedere al sistema educativo nazionale, una questione che non può essere autorizzata dal tribunale. “Si tratta di una questione di politica”, ha osservato la corte. “Lasciamo che sia il governo a prendere una decisione di carattere politico, non è compito nostro”, poiché è una questione che riguarda la cittadinanza. “Non siamo responsabili per l'intero mondo. Poi ci chiederete di aprire scuole anche in Africa. Non facciamoci prendere la mano”, hanno aggiunto i giudici, citando anche una legge dello Stato dell’Assam che prevede l’espulsione degli stranieri tramite dei tribunali appositi. “E voi li state agevolando? Domani si verificherà una situazione in cui dovranno essere espulsi. Non possiamo entrare nel merito. Lasciamo che sia il governo a prendere una decisione in merito”, ha ribadito la Corte.
11/08/2023 15:47
03/02/2023 12:48