Delhi e Baghdad pronti a riprendere i rapporti commerciali
Manmohan Singh ha espresso queste proposte in una lettera consegnata il 23 maggio al premier iracheno Ibrahim Al Jaafari, in occasione della ripresa ufficiale delle relazioni diplomatiche.
Jaafari ha parlato in modo elogiativo di Singh e dell'India, della quale ha sottolineato l'"importante posizione" come potenza mondiale, anche in vista di una riforma del Consiglio di sicurezza dell'Onu.
Secondo la delegazione indiana inviata in Iraq il Paese ha bisogno di "competenze estere per la ricostruzione". HS Meiji, consigliere della Federazione indiana per il commercio e l'industria (Ficci), osserva che oltre 50 compagnie indiane sono nel ramo costruzioni di scuole, strade, ospedali, aeroporti, ponti, impianti energetici - di cui l'Iraq ha estremo bisogno: inoltre, molte società indiane sono già attive nel paese mediorientale.
Da parte sua l'India è interessata ad ottenere da Baghdad i diritti di sfruttamento di giacimenti di petrolio e gas, a causa della sua carenza energetica.
Secondo alcuni esperti l'Iraq "vede con favore" l'arrivo degli imprenditori indiani per i quali potrà "concedere adeguato supporto", nonostante molte opere siano già state appaltate a multinazionali Usa.
India e Iraq hanno sempre avuto stretti rapporti commerciali. L'Iraq ha la terza maggiore riserva di petrolio mondiale e prima della guerra del Golfo (1990-91) era uno dei principali fornitori di greggio all'India oltre ad essere uno dei maggiori mercati della sua esportazione. I rapporti sono declinati dopo le sanzioni Onu del 1991.
Circa 3 milioni di lavoratori indiani sono presenti nel Golfo Persico, di cui circa 1,3 milioni in Sud Arabia e 100 mila nel Kuwait. Molti lavoratori indiani sono scappati dal Paese a causa dell'instabilità della regione ma sono pronti a tornare.
Finora i rapporti commerciali sono però gravati dal veto Usa nei confronti delle ditte di quei paesi che non hanno partecipato alla guerra. Dopo la caduta di Saddam l'India si è rifiutata di inviare soldati, e nel dicembre 2003 gli Usa hanno bandito le ditte indiane, come quelle di altri paesi, dalla stipula dei contratti primari per la ricostruzione.
Nei giorni scorsi Condoleezza Rice, segretario di stato Usa, ha però definito l'India "una nascente potenza economica" e "una forza positiva e stabilizzante per la politica internazionale", un "amico naturale" e una "grande democrazia multietnica". In confronto alla Cina, la Rice ha definito la crescita indiana "largamente positiva" per l'economia mondiale, mentre quella cinese è "potenzialmente distruttiva per l'economia internazionale", in quanto continua a non osservare le regole. Secondo gli esperti indiani, il valore dei progetti indo-irakeni per la ricostruzione del paese hanno un volume non inferiore a 100 miliardi di dollari Usa. (PB)