Delegato Onu a Damasco per negoziare un corridoio umanitario
Damasco (AsiaNews/ Agenzie) - Al via a Damasco la visita di Valerie Amos, responsabile delle Nazioni Unite per gli aiuti umanitari. L'inviata Onu è giunta nella capitale siriana nella tarda mattinata, dove ha incontrato il ministro degli Esteri siriano. Scopo del viaggio è quello di spingere il governo Assad a consentire l'invio di aiuti umanitari alle popolazioni vittime degli scontri fra ribelli e regime, soprattutto nella città di Homs a tutt'oggi interdetta ai soccorsi della Croce Rossa internazionale.
Nella comunità internazionale continua il dibattito per un possibile intervento armato in Siria. Oggi Barak Obama, presidente degli Stati Uniti, ha frenato l'ipotesi di un attacco, sottolineando che la caduta di Assad è solo una questione di tempo. Il Capo di Stato Usa ha dichiarato che l'offensiva contro il regime siriano metterebbe in pericolo tutto il Medio oriente, proponendo una nuova bozza di intervento che privilegi un dialogo con il governo. Con le sue dichiarazioni, Obama ha preso le distanze dalle mire interventiste di Qatar e Arabia Saudita, quest'ultima fra le dittature più chiuse del Medio oriente, che nei giorni scorsi hanno ribadito la necessità di armare i ribelli per difendere "i diritti umani".
Intanto, nel Paese continuano senza sosta i combattimenti fra ribelli ed esercito regolare. Dopo i bombardamenti di Homs, il regime siriano ha spostato la sua offensiva a Daraa, la città al confine con il Libano dove un anno fa sono iniziate le proteste contro Bashar al- Assad. Fonti dell'opposizione raccontano di scontri fra il Free Syrian Army (Fsa) e militari, che come a Homs sta utilizzando l'aviazione per bombardare i quartieri e i villaggi fedeli ai ribelli. I combattimenti più violenti si registrano nell'alte valle della Bekaa. Dopo un offensiva durata un giorno intero, l'esercito ha distrutto ieri pomeriggio il ponte sul fiume Oronte, principale via di fuga degli oltre 2mila profughi che in questi giorni hanno varcato il confine con il Libano. Nonostante l'interruzione dei bombardamenti, 23 persone sono stati uccise ieri a Homs. Fonti locali affermano che in vista di una possibile visita della Amos, il governo ha schierato decine di ruspe e bulldozer per ripulire il quartiere di Baba Amr, il più colpito dagli scontri, da cadaveri e macerie. Oggi alla tv di Stato Sana, Bashar al- Assad ha affermato che il governo è disposto a concedere riforme democratiche, ma ha sottolineato che porterà avanti la lotta contro le forze terroriste che minacciano il Paese.
Mons. Bechara Rai, patriarca della Chiesa maronita libanese, guarda con preoccupazione alla situazione siriana, che sta coinvolgendo da vicino anche il Libano, insieme alla Turchia meta in questi mesi di decine di migliaia di profughi, fra cui molti cristiani. In un'intervista rilasciata nei giorni scorsi, il prelato ha sottolinea che la Chiesa è favorevole al vento di cambiamento del mondo arabo, ma non se esso si trasforma in una primavera caratterizzata da violenze, guerra e uccisioni. "Questa primavera araba - afferma - si sta trasformando in un inverno. Come può essere una primavera se le persone vengono uccise ogni giorno? ". Mons. Rai ha sottolineato che i cambiamenti non possono avvenire con un intervento militare, anche dall'esterno, "la Siria, come gli altri Paesi, ha bisogno di riforme". Secondo il patriarca maronita, il regime degli Assad è efferato e sanguinario, ma nel mondo arabo ci sono molti altri governi dittatoriali di analoga violenza. "Tutti i regimi del mondo arabo - afferma - hanno l'Islam come religione di Stato eccetto la Siria". "Il Paese - continua - si distingue proprio perché non afferma tale principio. Nel mondo arabo la Siria è il Paese che più si avvicina alla concetto di democrazia". Mons. Rai spiega che la Chiesa non difende il regime, ma è dispiaciuta che nonostante l'ipotesi di riforme democratiche, in Siria vi sia una situazione di guerra e distruzione, fomentata anche dagli estremisti islamici che militano fra le fila dei ribelli e utilizzano il linguaggio della violenza.