25/06/2010, 00.00
KIRGHIZISTAN
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Decine di migliaia di profughi tornano in Kirghizistan

Chi torna dice che lo fa per ricongiungersi con i propri cari, ma nel meridione la situazione rimane incerta. Intanto il governo provvisorio intende votare comunque per il nuovo referendum, per accreditare la propria legittimità internazionale.

Bishkek (AsiaNews/Agenzie) – Migliaia di profughi tornano alle loro case, dopo essere fuggiti in Uzbekistan per le violenze esplose dal 10 giugno nel sud del Kirghizistan. Intanto il governo provvisorio conferma che domenica si voterà il referendum per la nuova Costituzione.

Fonti delle Nazioni Unite parlano di circa 70mila profughi che hanno riattraversato il confine con l’Uzbekistan. Ma altre centinaia di migliaia preferiscono restare nei campi-profughi uzbeki, mentre non è possibile fornire dati sugli ancor più numerosi sfollati che erano rimasti in Kirghizistan, che nei giorni scorsi sempre l’Onu aveva indicato essere altre centinaia di migliaia.

Molti spiegano che tornano a casa per paura più che per speranza: per riunirsi ai familiari rimasti a difendere le loro poche cose, per cercare persone da cui sono rimasti divisi nei primi drammatici giorni. A Osh e nelle città vicine permane l’incertezza: fonti locali dicono che ancora ci sono aggressioni alla comunità uzbeka. Nei primi giorni di questa settimana esercito e polizia hanno rastrellato le abitazioni degli etnici uzbeki nella zona di Osh, hanno sequestrato armi e portato via chi si opponeva. Sin dall’inizio gli etnici uzbeki hanno accusato le forze dell’ordine di avere fatto poco per impedire le aggressioni perpetrate da etnici kirghisi.

L’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa nei giorni scorsi ha chiesto l’invio di una forza di sicurezza internazionale nel Kirghizistan meridionale, ma il Consiglio di Sicurezza dell’Onu non ha adottato alcuna iniziativa, nonostante ammetta sia elevato pericolo di nuove violenze diffuse. Soprattutto la Russia appare contraria all’invio di forze Onu in un territorio già dell’Unione Sovietica e con il quale mantiene un rapporto privilegiato.

Il governo provvisorio vuole comunque tenere il referendum di domenica 27 giugno per cambiare la Costituzione, in questo sostenuto dalla diplomazia internazionale.

Oscar Fernandez-Taranco, assistente del segretario generale dell’Onu, ha spiegato che le Nazioni Unite aiuteranno Bishkek a utilizzare tecnologie che “permetteranno il voto anche ai profughi interni” del Paese. Non è chiaro come sia possibile raggiungere e individuare queste centinaia di migliaia di persone, mentre l’Onu non spiega se e come potranno votare i molti profughi rifugiati in Uzbekistan.

Il governo provvisorio di Rosa Otunbayeva ripete che questo voto è cruciale per restaurare l’ordine dopo l’ondata di violenze. Di certo il voto consentirà al governo, costituito con la deposizione violenta dell’ex presidente Kurmanbek Bakiyev, di accreditarsi all’interno e all’estero come sostenuto dalla volontà popolare. La televisione ripete di andare a votare. Ieri aeroplani del governo hanno lanciato su Bishkek volantini che invitano al voto e accusano Bakiyev per le recenti violenze.

Esperti osservano che Russia e Stati Uniti sono pronti a formalizzare i rapporti con la Otunbayeva, che ha ricevuto l’istruzione a Mosca e parla l’inglese in modo fluente. Dicono che le violenze di queste settimane sono avvenute proprio nelle zone dove il governo provvisorio dovrebbe avere meno consensi.

La nuova Costituzione prevede maggiori poteri del premier, togliendoli al presidente.

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