Decine di arresti per l’attentato a New Delhi, 21 i morti e 100 feriti
New Delhi (AsiaNews) – Unanime la condanna del mondo politico e religioso contro gli attacchi che sabato 13 settembre hanno colpito New Delhi: in pochi minuti cinque diversi ordigni hanno sventrato il cuore economico e commerciale della città, causando la morte di 21 persone e il ferimento di altre 100.
Questa mattina la polizia indiana annuncia di aver fermato una decina di sospetti dai quali ha ricevuto “indizi di vitale importanza” per risalire ai responsabili del gesto. L’attentato è stato rivendicato da un sedicente gruppo islamico che si fa chiamare “Indian Mujahideen”, che in una e-mail inviata ai giornali del Paese annuncia nuovi attacchi e proclama: “Fate ciò che potete. Fermateci se ci riuscite”. Stando alle rivendicazioni, lo stesso gruppo si dice responsabile di altri due recenti attacchi bomba nel Jaipur e a Bangalore.
Rajan Bhagat, portavoce della polizia di New Delhi, ha annunciato “una serie di arresti” e ribadisce la speranza “di risolvere il caso in breve tempo”. Due bombe piazzate dai fondamentalisti islamici hanno colpito Connaught Place – un importante centro economico e finanziario – altre due hanno sventrato il distretto commerciale di Greater Kailash, nel quale si concentrano i negozi della città. Le forze dell’ordine hanno anche ritrovato e disinnescato altri quattro ordigni.
La Chiesa cattolica indiana condanna senza mezzi termini l’attentato di matrice “terrorista” e, attraverso il presidente della Conferenza episcopale, esprime “cordoglio e solidarietà alle vittime e alle loro famiglie”. “Nulla può giustificare l’assassinio di persone innocenti – ribadisce ad AsiaNews il card Varkey Vithayathil – sono gesti codardi e disumani e nulla hanno a che vedere con una società che si definisce civile”. La Chiesa indiana esprime le più “sentite condoglianze” alle famiglie e “prega per una rapida guarigione dei feriti”. “Ogni forma di terrorismo è diabolica – continua il presidente dei vescovi indiani – e serve solo a creare confusione e instabilità. Per questo dobbiamo condannarlo in tutte le forme nelle quali si manifesta”.
“La vita umana – conclude il card Vithayathil – è un dono prezioso di Dio che va protetto a ogni costo. La Chiesa in India prega perché questi gesti non si ripetano più in futuro e perché non vi siano rappresaglie all’attacco”, che causerebbero solo una escalation nelle violenze: “Preghiamo con forza per la pace nel Paese”, che nelle ultime settimane è stato teatro di una serie di attacchi mirati dei fondamentalisti indù contro la comunità cristiana nell’Orissa e contro le Missionarie della Carità.
Solidarietà è stata espressa dal neo-presidente pakistano Asif Ali Zardari che ha condannato l’attentato; anche il Ministro inglese degli esteri Jack Straw, in visita ufficiale a Delhi, condanna gli “orribili attacchi”, mentre l’ambasciatore Usa David C Mulford ribadisce che gli Stati Uniti sono “vicini all’India” nella “lotta contro il terrorismo”. Il premier indiano Manmohan Singh deplora il gesto criminale e lancia un appello al Paese invitandolo “alla calma”.
21/07/2007
29/01/2006