Dalla clausura in India, gratitudine al papa che "comprende i nostri bisogni"
Mumbai (AsiaNews) - “Il mio cuore trabocca di gratitudine per l’attenzione che ci ha riservato il Santo Padre. Ci ha dato una gioia immensa ed una profonda emozione la sua preoccupazione per i nostri piccoli bisogni. Soprattutto lo ringraziamo per aver ricordato l’importanza che ha per il mondo la nostra vocazione alla preghiera e alla contemplazione. Anche perché c’è chi afferma che oggi c’è bisogno che noi andiamo nel mondo per andare a servire e non soltanto stare dentro le mura protette del monastero”.
Chi parla è suor Maria Xaveriana, una carmelitana del monastero di Andheri East, nei sobborghi di Mumbai. Raccontando ad AsiaNews la vita ed i bisogni del suo monastero ripete più volte la sua gratitudine al papa per l'invito ad aiutare i monasteri di clausura anche dal punto di vista materiale. “Ho letto su internet e condiviso con tutta la comunità l’appello del Papa – continua. Benedetto XVI prosegue lungo il cammino del suo predecessore, il nostro amato Giovanni Paolo II, che aveva compreso a pieno la nostra missione e ci aveva incoraggiato nella nostra vocazione. L’amato e appassionato Benedetto XVI ha condiviso la sua preoccupazione per la precarietà delle nostre condizioni e per la frugalità della nostra vita Siamo commosse per la sua tenerezza: capisce la nostra realtà e comprende i nostri bisogni”.
Nel monastero di Andheri East vivono otto suore a cui si sono aggiunte da poco altre due sorelle in attesa di ottenere il trasferimento definitivo dai loro conventi di provenienza. Suor Maria racconta la giornata scandita dalla preghiera individuale e comunitaria. "Preghiamo sei volte al giorno nella quieta solitudine della contemplazione per circa due ore. Ci raccogliamo assieme per la preghiera comune cinque volte al giorno: per il mattutino, le lodi, l’ufficio delle letture… la recita dura in due casi mezz’ora, quindici minuti negli altri tre momenti”.
“Spendiamo la maggior parte del nostro tempo nella nostra missione primaria che è la preghiera e l’intercessione. Il resto della giornata è dedicato a lavare, pulire e fare i lavori di casa. Produciamo particole per tutte le parrocchie dell’arcidiocesi di Bombay nelle vicinanze, ma questo non ci fornisce un guadagno, ci basta per coprire le spese principali. Facciamo tutto da sole senza l’aiuto di impiegati".
A sostenere la vita delle suore c'è la generosità della gente. Come dice suor Maria, "soprattutto nel periodo di Natale, alcuni ci danno elemosine e donazioni che rendicontiamo con attenzione e il cui utilizzo e sottoposto ad una commissione per la carità".
Oggi però le religiose devono affrontare seri problemi per le strutture del monastero. "Il terrazzo ha subito forti infiltrazioni negli ultimi 3-4 anni, i muri ed i pilastri hanno iniziato a collassare. Quest’anno, durante la stagione dei monsoni abbiamo steso un telo di plastica per prevenire in qualche modo le infiltrazioni d’acqua, ma ci sono delle perdite e quindi tutte noi continuiamo ad asciugare e pulire. Durante le piogge i muri si inumidiscono e hanno cominciato ad ammuffirsi. Questo crea problemi per la salute, ma anche danni per la struttura".
Il preventivo delle spese da sostenere per le necessarie riparazioni è alto "la cifra eccede di gran lunga quello che possiamo sognarci di spendere anche perché non abbiamo soldi". Le suore si sono rivolte quindi all’arcivescovo di Mumbai, il cardinale Oswald Gracias che ha preso a cuore la loro situazione. Ora, dice suor Maria, "speriamo che arrivino dei benefattori per aiutarci".
Ai problemi della struttura si aggiungono poi quelli della vita quotidiana. Il cibo è un bene prezioso e le suore soffrono forse di malnutrizione. La religiosa carmelitana spiega: "La nostra colazione consiste in pane e te, a pranzo e cena mangiamo riso, verdura, pesce e banane. Qualche volta dei benefattori ci donano della frutta, ma noi compriamo solo banane".
Le suore vivono con letizia le prove che sono chiamate ad affrontare. Dice suor Maria: "Siamo liete: è davvero incoraggiante vedere le sorelle più giovani che si prendono cura di quelle malate e anziane. C’è un’ attitudine naturale nel servizio di amore e tutto è fatto con gioia fraterna, amore e unità nel contesto della comunità. La nostra vita qui è piena: preghiamo e intercediamo per la Chiesa, il mondo, le persone. Ogni giorno tendiamo a vivere ogni cosa come un atto di amore e servizio, vivendo con fede il Vangelo, per il Signore ed in unione con Lui".