01/06/2009, 00.00
DUBAI
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Da Dubai e Arabia saudita i segni di una nuova bufera finanziaria a settembre

di Maurizio d'Orlando
Il Dubai chiede sostegno alla banca Rothschild, forse per disperazione. A Riyadh vi sono insolvenze del gruppo Saad. Le banche Usa, europee e asiatiche annaspano e per settembre – la fine del Ramadan – si attende una depressione economica peggio di quella degli anni ’30 del secolo scorso.

Milano (AsiaNews) - La banca Rothschild ha ottenuto un mandato consultivo dal Ministero delle Finanze di Dubai per un’emissione obbligazionaria  di 10 miliardi di dollari a copertura di un fondo di sostegno finanziario. Il primo a beneficiarne è stato Nakheel, il braccio immobiliare di Dubai World.

Non si prevede però che ne beneficino altri, perché la priorità è data da due ordine di fattori, di urgenza e d’importanza strategica. Per questo essa è a favore di società del governo di Dubai soprattutto quelle che lavorano nei settori delle infrastrutture: trasporti (inclusi la metropolitana ed i progetti per l’aeroporto Maktoum), l’aviazione, i porti, il trasporto marittimo ed il turismo.

Non è incluso il settore bancario; per l’immobiliare si procede caso per caso. Da tenere presente è che la Rothschild di fatto pilota discretamente e da lontano - tramite partecipazioni strategiche nelle banche commerciali che ne sono dirette azioniste del tipo JP Morgan ecc. – nientemeno che la Federal Reserve Bank di New York. Per la legge istitutiva, la Fed di New York ha un ruolo preminente nel “Federal Open Market Committee” – FOMC – (Comitato Federale d’intervento sui Mercati finanziari) e quindi ha un ruolo primario nel potere di determinare il tasso d’interesse ed il volume dell’emissione monetaria in tutti gli USA. Perciò tramite la Fed di New York, la Rothschild gode di un punto d’osservazione privilegiato e d’influenza sui meccanismi dell’emissione monetaria americana - il dollaro - finora la principale valuta di riserva mondiale.

La scelta della Rothschild da parte di Dubai s’inserisce nella disputa tra sauditi ed emirati sul ruolo, l’ubicazione e l’orientamento del progetto della Banca Centrale unica dei Paesi del Golfo.  Nelle scorse settimane il piano ha subito un inaspettato colpo di freno ad opera degli Emirati Arabi Uniti, ed in particolare delle autorità di Abu Dhabi, e per il momento sembra non stia per risolversi. I sauditi sono considerati troppo vicini agli Stati Uniti e perciò indirettamente ad Israele. Gli altri Paesi del Golfo Persico ed in testa gli emirati propendono più per l’asse euroasiatico che va dalla Cina alla Russia - a cui si va saldando anche la Germania (come dimostra la vicenda della Opel acquisita dalla banca statale russa Sberbank dietro il paravento del gruppo austro-canadese Magna). La Rothschild è istituzione storicamente legata al movimento sionista – si pensi alla dichiarazione Balfour del 1917 per la costituzione di un focolare ebraico in Palestina ed indirizzata a Lord Rothschild . Con la sua scelta, forse dettata dalla disperazione, il Dubai sembra voglia distanziarsi un po’ dagli altri emirati.

Intanto anche un importante gruppo bancario saudita sembra abbia dei problemi. Si tratta del gruppo Saad che è connesso con TIBC ( The International Banking Corp.) del gruppo Ahmad Hamad Algosaibi & Brothers Co. La Banca Centrale saudita ha ordinato a tutti gli istituti finanziari e bancari del Regno di congelare tutti i conti del presidente del gruppo Saad, il miliardario saudita  Maan al-Sanea, che è proprietario del 2,97 % della HSBC, la maggiore banca europea con sede a Londra. La banca, un tempo denominata Hong Kong & Shangai Banking corp., è anche una delle maggiori banche dell’Asia.

La decisione della Banca Centrale saudita è dovuta al fatto che una società della Algosaibi non è stata in grado di onorare una transazione valutaria da un miliardo di dollari. Inoltre il gruppo Saad di Maan al-Sanea nel 2007 aveva ricevuto un prestito di 2,82 miliardi di dollari da un gruppo di 26 banche in maggioranza europee, ma anche americane, asiatiche ed arabe.  Un’ipotesi d’insolvenza relativa al gruppo Saad di Maan al-Sanea potrebbe costituire un primo preoccupante campanello d’allarme di una nuova ondata di crisi per tutto il settore bancario principalmente europeo ed in misura minore asiatico. Le banche americane infatti, mentre erano fortemente esposte verso il settore immobiliare, tramite i cosiddetti crediti “sub-prime”,   hanno un esposizione molto ridotta nel settore dei crediti ai Paesi emergenti ed all’Est europeo. Lo scorso anno già nella tarda primavera iniziarono ad intravedersi le prime avvisaglie della tempesta finanziaria che ha sconvolto il mondo da metà settembre del 2008. Oggi, anche da queste notizie apparentemente minori che non generano titoli di prima pagina, si possono trarre presagi di una nuova bufera d’autunno.

Quest’anno però la scossa potrebbe essere anche più forte perché i focolai potrebbero essere più d’uno: accanto alla quanto mai precaria situazione della Federal Reserve americana – che per sostenere il sistema bancario ha assunto impegni ed obblighi pari quasi al valore dell’intero Pil Usa – si va delineando una crisi del sistema bancario europeo (per i prestiti ai Paesi emergenti) e di quello asiatico (giapponese e cinese in primo luogo) per i prestiti ad un sistema produttivo incentrato sulle esportazioni, il cui livello continua in caduta verticale. 

A Dubai i prezzi degli immobili sono scesi del 50 % rispetto ai livelli precedenti alla crisi[1] e le insolvenze si vanno accumulando, come in tutti i maggiori Paesi dell’area. Non è perciò improbabile che potremmo assistere ad un ossimoro, a una contraddizione in termini: accanto ad una forma di iper-inflazione (per la moneta bancaria di tipo elettronico “creata ex nihilo”[2], potremmo assistere ad un crollo dei prezzi delle merci reali cioè alla deflazione, generata da una forma di Depressione economica anche peggiore di quella degli anni trenta del secolo scorso.

A Dubai molti si aspettano che l’inizio della nuova bufera coincida con la fine del Ramadan islamico, che quest’anno cade il 21 settembre.

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[1] Secondo fonti riservate di AsiaNews la discesa dei valori immobiliari sarebbe maggiore, addirittura del 60 / 70 %.

[2] L’espressione - quasi blasfema - vuole indicare che l’emissione non si basa sull’esistenza di prodotti effettivamente disponibili, ma su semplici decisioni e scritture contabili registrate in un sistema informatico bancario.

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