Custode di Terrasanta: la paura della primavera araba dietro l’accordo tra Hamas e Fatah
L’accordo prevede la formazione di un governo ad interim per preparare le elezioni presidenziali e legislative, da tenersi in contemporanea, entro un anno. Le due fazioni, grazie alla mediazione egiziana, sembrano aver deciso di seppellire l’ascia di guerra, dopo anni di trattative infruttuose. Il punto è che molti palestinesi criticano apertamente le leadership e c'è il rischio che anche nei Territori e a Gaza vi siano manifestazioni come aTunisi o al Cairo.
“In questi ultimo periodo il mondo arabo è cambiato in maniera radicale – dice p. Pizzaballa –, più in cinque mesi che in tantissimi anni. Tutte le previsioni che si facevano prima sono saltate”.
“La gente è stanca, stanca di questa divisione [tra il Fatah e Hamas]. Vuole un cambiamento forte che vada oltre le due fazioni e affronti i problemi reali del territorio e delle persone”, dichiara il frate francescano. Problemi che “non sono ‘di quale partito sei’, ma come arrivare alla fine del mese. E cambiamenti così improvvisi come quelli che si sono avuti nei Paesi arabi sono stati senz’altro una grossa spinta”. E nota come ormai la trattativa israelo-palestinese sia ferma, motivo per cui “bisogna lavorare sul fronte interno”.
“Una riunificazione dei palestinesi è una necessità fondamentale, sotto tutti i punti di vista”, conclude p. Pizzaballa. Ma a suo parere, bisogna aspettare e capire l’effettivo contenuto dell’accordo. Perché “ciò che è importante è dimostrare la stabilità di un patto simile”.
Israele ha già criticato l’accordo, ammonendo il presidente palestinese Mahmoud Abbas di “dover scegliere tra la pace con Tel Aviv e quella con Hamas”. Domani è prevista una cerimonia ufficiale, a cui prenderanno parte anche il capo della Lega Araba Amr Mussa e il ministro degli Esteri egiziano Nabil al-Arabi. (GM)