Culle vuote, l’allarme e l’impegno della Chiesa coreana
di Joseph Yun Li-sun
La Corea del Sud è uno dei Paesi con il più basso tasso di natalità al mondo. Una questione sociale ed economica che va affrontata prima che sia troppo tardi. Il vescovo di Daejeon racconta ad AsiaNews come la Chiesa risponde alla sfida: “Insegniamo una nuova cultura della vita all’ombra dell’amore del Signore. Ma aiutiamo anche in forma materiale le famiglie in difficoltà”.
Daejeon (AsiaNews) – Alla Corea “serve una nuova cultura della vita. La Chiesa cattolica lo sottolinea da sempre, ma per noi coreani è una delle maggiori sfide in campo. Dobbiamo impegnarci per cambiare la mentalità sociale attraverso l’esempio, l’insegnamento ma anche gli aiuti concreti”. Lo dice ad AsiaNews mons. Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejeon e presidente della Commissione episcopale per la cura dei migranti.
Il presule conosce molto bene la questione: “Il problema della natalità e del rispetto della vita sono centrali per la sopravvivenza della nostra società. Ma ci sono moltissimi elementi che li minacciano: c’è un fattore culturale, certo, cui tuttavia va sommato un impianto economico e lavorativo che penalizzano le nascite. La crescita del benessere è accompagnata da una maggiore automatizzazione della produzione industriale, e questo elimina posti di lavoro: la gente ha paura, e pensa sempre meno al mettere al mondo dei figli”.
I timori di mons. You sono sostenuti dai dati: su un totale di 222 nazioni al mondo, la Corea del Sud è al 217esimo posto per tasso di natalità annuale. Si tratta dell’ennesimo indietreggiamento in una classifica che ha sempre visto i coreani ai posti più bassi. Al momento la media è di 1,2 figli per famiglia, un dato simile a quello di Taiwan, Giappone e Macao. Tutti Paesi con un alto grado di benessere ma minacciati da invecchiamento della popolazione e sfaldamento sociale.
Avere figli, riprende mons. You, “è la base dell’insegnamento cattolico. L’amore coniugale deve passare attraverso il concepimento per rendere la famiglia completa. L’amore del Signore, poi, penserà al resto. Se scordiamo questo fattore principale è inutile parlare di altro. I cattolici coreani lo sanno, ma noi stiamo cercando di migliorare sempre di più la loro sensibilità in materia”.
Questo stimolo non passa solo attraverso buoni insegnamenti: “Ci rendiamo conto che il costo della vita è un limite al concepimento, e nella mia diocesi da circa 10 anni cerchiamo di aiutare anche dal punto di vista materiale le famiglie con tanti bambini. Ogni anno, nella festività della Sacra Famiglia, diamo un premio alle 5 famiglie più numerose della diocesi”.
Il premio è consistente: “Una borsa di studio dal valore di 5 milioni di won (circa 3mila euro) per ogni vincitore. Fondi che raccogliamo tramite una colletta fra tutti i fedeli e che speriamo di continuare a raccogliere con sempre maggiore generosità. La vita è un dono che va coltivato a tutti i costi, ed è una grande sfida che siamo intenzionati a vincere”.
Il presule conosce molto bene la questione: “Il problema della natalità e del rispetto della vita sono centrali per la sopravvivenza della nostra società. Ma ci sono moltissimi elementi che li minacciano: c’è un fattore culturale, certo, cui tuttavia va sommato un impianto economico e lavorativo che penalizzano le nascite. La crescita del benessere è accompagnata da una maggiore automatizzazione della produzione industriale, e questo elimina posti di lavoro: la gente ha paura, e pensa sempre meno al mettere al mondo dei figli”.
I timori di mons. You sono sostenuti dai dati: su un totale di 222 nazioni al mondo, la Corea del Sud è al 217esimo posto per tasso di natalità annuale. Si tratta dell’ennesimo indietreggiamento in una classifica che ha sempre visto i coreani ai posti più bassi. Al momento la media è di 1,2 figli per famiglia, un dato simile a quello di Taiwan, Giappone e Macao. Tutti Paesi con un alto grado di benessere ma minacciati da invecchiamento della popolazione e sfaldamento sociale.
Avere figli, riprende mons. You, “è la base dell’insegnamento cattolico. L’amore coniugale deve passare attraverso il concepimento per rendere la famiglia completa. L’amore del Signore, poi, penserà al resto. Se scordiamo questo fattore principale è inutile parlare di altro. I cattolici coreani lo sanno, ma noi stiamo cercando di migliorare sempre di più la loro sensibilità in materia”.
Questo stimolo non passa solo attraverso buoni insegnamenti: “Ci rendiamo conto che il costo della vita è un limite al concepimento, e nella mia diocesi da circa 10 anni cerchiamo di aiutare anche dal punto di vista materiale le famiglie con tanti bambini. Ogni anno, nella festività della Sacra Famiglia, diamo un premio alle 5 famiglie più numerose della diocesi”.
Il premio è consistente: “Una borsa di studio dal valore di 5 milioni di won (circa 3mila euro) per ogni vincitore. Fondi che raccogliamo tramite una colletta fra tutti i fedeli e che speriamo di continuare a raccogliere con sempre maggiore generosità. La vita è un dono che va coltivato a tutti i costi, ed è una grande sfida che siamo intenzionati a vincere”.
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