Cruciale il voto di domenica nel Nord del Libano
Beirut (AsiaNews) - Giornata fondamentale per il futuro del Libano, domenica prossima, 19 giugno. Con il voto nel Nord del Libano si chiuderà la fase elettorale. In palio 28 deputati in una delle regioni più grandi del Libano, con più di un milione di abitanti, il 60% musulmani e il 40% cristiani. Il turno elettorale ha assunto un'importanza particolare dopo la clamorosa vittoria del generale Michel Aoun nell'elezione a Kesrouan-Jbeil e Metn.
Due le principali liste in competizione: la prima capeggiata dal leader cristiano maronita, il ministro Souleiman Frangieh, alleato con il generale Aoun, con il ministro Mkhael Daher e con Ahmad Karame cugino dell'ex premier Omar Karame, che ha espresso il suo appoggio a Frangieh. Il gruppo è molto forte soprattutto nei villaggi cristiani, dove potrebbe raccogliere più dell'80% dei voti, soprattutto a Zghorta (città natale di Frangieh), a Batroun e Al Koura.
La seconda lista è guidata dall'ex ministro Samir El Jisr, appoggiato dal partito "Il futuro" di Rafic Hariri, presieduto dopo l'assassinio dell'ex primo ministro, da suo figlio (recentemente eletto deputato a Beirut), e dalle forze libanesi,di Samir Geagea, in carcere dal 1994. Da notare la candidatura di sua moglie Strida. Questa lista è forte nell'area sunnita, soprattutto a Tripoli, dove la presenza dei sunniti pro-Hariri è molto notevole. Significativamente in questa regione povera e popolata sono comparsi molti petrodollari. Il fatto è stato denunciato dall'ex premier Omar Karame, in una dichiarazione contro il figlio Hariri, che si e trasferito da Beirut a Tripoli per seguire le votazioni. Karame ha lanciato un appello forte alle coscienze dei cittadini di Tripoli, di non accettare di vendere loro voce al denaro di Hariri. In questa regione c'è anche una forte presenza di fondamentalisti islamici, responsabili dei massacri dei cristiani nell'alto del Nord Libano nel 2001. Molti di loro sono ancora in carcere ed il partito di Hariri chiede per loro un'amnistia.
Il primo ministro libanese, pure lui di Tripoli, ma non candidato, parlando con AsiaNews ha espresso il suo appoggio al processo democratico, affermando la sua posizione neutrale domenica prossima ed assicurando che ha lasciato ampia libertà ai suoi simpatizzanti.Il presidente della Camera dei Deputati, Nabih Berri, pure intervistato da Asianews, ha annunciato l'appoggio di Amal e di Hezbollah alla lista di Saad Hariri, "perché rappresenta una vera volontà di ricostruire il Paese" ed ha esortato tutti i cittadini del nord a non seguire Aoun-Frangieh, perché il loro progetto non coincide con la realtà del Paese. Il leader Druzo Walid Joumblatt ha avvertito i cittadini del Nord del Libano contro lo "Tsunami Aoun - Frangieh"
Il ministro Souleiman Frangieh, avvicinato da Asianews durante un incontro con gli elettori, ha affermato il suo pieno rispetto al processo democratico, invitando le forze dell'ordine a fare il loro dovere e intercettare i petrodollari molto abbondanti in questi giorni nel nord con la presenza di Saad Hariri, che si e trasferito nel Nord per seguire gli sviluppi delle elezioni. Il ministro Frangieh ha anche espresso la sua posizione sulla presidenza della Repubblica definendo il rispetto della presidenza come un dovere dei cittadini e dichiarandosi contrario alla destituzione di Lahoud prima della fine del suo mandato.
Preoccupazione per la tensione che si sta vivendo nel Paese è stata espressa oggi dal patriarca Sfeir. In una incontro con i giornalisti, a Bkerke, ha ribadito il suo attaccamento al rispetto della Costituzione ed il suo categorico rifiuto di qualsiasi emendamento della Carta fondamentale per destituire il presidente Lahoud. Il patriarca ha sottolineato l'importanza del ritorno alla prudenza ed al dialogo, unica via capace di far uscire il Paese dello stato attuale.
Il patriarca Sfeir ha anche criticato la voce che attribuisce alla permanenza del presidente Lahoud nel suo incarico l'unico impedimento al ritorno alla stabilità ed ha esortato ad imparare dalle dure esperienze del passato, riferendosi agli avvenimenti del 1958,e del 1975 anno dell'esplozione della guerra in Libano.
Il patriarca ha poi parlato del suo appoggio all'"Incontro di Kornet Chehwan", indicando che l'idea della fondazione di questo gruppo era emersa dopo la pubblicazione dell'appello dei vescovi maroniti nel 2000, che chiedeva il ritiro dell'esercito siriano dal Libano. Questi politici hanno adottato il contenuto dell'appello dei vescovi ed ha espresso il suo dispiacere per la disgregazione dell'Incontro a causa delle attuale situazione.