Crollo dei mercati asiatici, le Borse temono la fine dello stimulus della Fed
Tokyo (AsiaNews/Agenzie) - Tornano a crollare i listini asiatici dopo un breve periodo di tregua durato circa due settimane: in attesa della prossima riunione del direttivo della Federal Reserve americana - che potrebbe tagliare lo stimulus, l'acquisto di bond azionari per rilanciare l'economia - gli operatori dei mercati fanno un passo indietro.
Il crollo più pesante è quello della Borsa di Tokyo, che ha perso più di sei punti sotto il peso del super yen che penalizza l'export giapponese e dei timori per la fine delle politiche di stimolo della Banca centrale giapponese (Boj). L'indice Nikkei ha chiuso a -6,35 %, attestandosi a quota 12.445,38, dopo che lo scorso mese aveva raggiunto i massimi sopra 15.600. In picchiata anche l'indice Topix che ha ceduto il 4,78 % e ha raggiunto quota 1.044,17.
Il mercato valutario non va meglio: l'euro è sceso ai minimi delle ultime otto settimane contro la divisa nipponica (125,85) e il dollaro addirittura ai minimi delle ultime 10 (94,18). Anche qui pesano le politiche monetarie del Sol Levante, che continua a tenere basso lo yen per calmare la spesa energetica e mantenere la produzione industriale a livelli accettabili.
Perdite consistenti anche ad Hong Kong (-2,70 %) e Shanghai (-3,08 %), mentre Seoul limita i danni, cedendo "solo" l'1,25 %. In profondo rosso anche le Borse dei Paesi emergenti, con Manila che perde il 4 %, Bangkok il 4,60 % e Jakarta l'1,54 %. Wall Street ha chiuso nella notte con una perdita dello 0,84 %, in rosso per la terza seduta consecutiva.
La volatilità sui mercati è tornata dunque ai livelli dello scorso 22 maggio, quando Ben Bernanke - governatore della Fed - ha avanzato per la prima volta la possibilità di una revisione del programma di stimolo della Federal Reserve se il mercato del lavoro si fosse ripreso. Gli investitori guardano oggi al dato sulle richieste di sussidi per la disoccupazione negli Stati Uniti, sperando di trarre qualche indicazione sulle prossime mosse della Banca centrale americana. L'appuntamento è fissato alle riunioni del 18 e 19 giugno, che potrebbero cambiare l'indirizzo della politica economica Usa.