Cristiano vietnamita fugge in Cambogia; costretto a rientrare è minacciato di morte
La vicenda di Y Hning, appartenente ad una minoranza etnica montagnard, che si era rifugiato in un campo profughi dell’Onu. Ora è agli arresti domiciliari e non può neppure andare a lavorare nei campi.
Spartanburg (AsiaNews) – Perseguitato per motive etnici e religiosi, è fuggito dal Vietnam ed è arrivato in un campo rifugiati dell’Onu in Cambogia, ma lo hanno rimandato indietro. La polizia vietnamita ha costretto la sua famiglia a pagare 100mila dong, e lui ad abbandonare il cristianesimo, lo tiene agli arresti domiciliari e ora si teme per la sua vita.
E’ la storia di Y Hning, (nella foto) un uomo di 36 anni della etnia Degar, una minoranza degli altopiani vietnamiti, per il quale la statunitense Montagnard Foundation lancia un appello ad ambasciate e agenzie internazionali perché diffondano la sua vicenda in modo da assicurare che lui e la sua famiglia non saranno ulteriormente perseguitati.
Y Hning, si legge nell’appello, è del villaggio di Todrah, comune di Bar Mah, nella provincia di Gia Lai. Cristiano e appartenente ad una perseguitata minoranza etnica, subisce per questo atti persecutori che lo spingono a fuggire. Passato il confine cambogiano, il 3 novembre 2007 arriva nel campo rifugiati dell’UNHCR. Il 28 luglio 2008 è stato costretto dalle autorità cambogiane a rientrare il patria, senza avere la protezione dell’agenzia delle Nazioni Unite.
Al suo rientro le autorità lo hanno tenuto in prigione finché la sua famiglia non ha pagato 100mila dong (meno di 5 euro, ma somma notevole per dei contadini vietnamiti). Quando la famiglia è riuscita a mettere insieme la cifra è stato rilasciato, ma messo agli arresti domiciliari. Il 3 agosto la famiglia è stata obbligata anche a “donare” il suo unico maiale – valore 1milione e mezzo di dong – per una festa della polizia.
L’8 agosto Y Hning è stato costretto ad abbandonare formalmente il cristianesimo, firmando un documento nel quale si impegna a non seguire più la Chiesa Degar. Costretto in casa, senza poter andare a lavorare nel campo di famiglia è stato anche minacciato di morte se tenterà di nuovo di fuggire.
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