Cristiani torturati nel Xinjiang, chiesa dell’Anhui chiusa con la forza
Qingshuihe (AsiaNews) – Dopo 32 giorni di carcere, sono stati rilasciati il 26 novembre scorso 4 cristiani non ufficiali della provincia settentrionale del Xinjiang. Durante la loro detenzione, sono stati torturati dalle guardie e dai compagni di cella.
Lo stesso giorno, l’Ufficio affari religiosi ha chiuso con la forza una chiesa domestica nell’Anhui, fondata 53 anni fa dal carismatico pastore Wang. Inoltre, ha minacciato i circa 200 cristiani che la frequentano di “serie ripercussioni” se non accettano il controllo del Movimento delle Tre Autonomie, approvato dal governo.
Lo denuncia la China Aid Association (Caa), organizzazione non governativa con base negli Stati Uniti che opera per la libertà religiosa in Cina.
La Caa spiega che “senza dare alcuna motivazione per l’arresto o per il rilascio”, le autorità della provincia settentrionale del Xinjiang hanno liberato tutti i cristiani arrestati il mese scorso a Qingshuihe, nella parte orientale della provincia.
Di questi, 4 sono rimasti in carcere per 32 giorni senza alcuna accusa ed ora sono in ospedale.
Uno di loro racconta di essere stato “torturato tutti i giorni. Le guardie mi picchiavano se mangiavo, se non mangiavo, se andavo in bagno o se dormivo. Mi hanno picchiato sempre, senza motivo”.
Un altro, Tan, dice di essere stato incarcerato con dei galeotti omossessuali: “Le guardie mi ci hanno messo apposta. Sono stato umiliato fisicamente e psicologicamente. Se non mi avessero rilasciato, ne sarei uscito morto”.