Cristiani pakistani "bersaglio numero uno" dopo la morte di Bin Laden
di Jibran Khan
P. Javed Gill, parroco ad Abbotabad, conferma che la situazione in città resta “critica” per le minoranze religiose. L’uccisione del leader di Al Qaeda ha aumentato paure e livelli di allerta, per prevenire attacchi. Preghiera e digiuno per la pace nella regione.
Islamabad (AsiaNews) – La situazione ad Abbotabad resta “critica” per le minoranze religiose, per questo si “digiuna e prega per la pace nella regione”. È quanto afferma ad AsiaNews p. Akram Javed Gill, parroco nella cittadina in cui è stato ucciso Osama Bin Laden. Il sacerdote conferma che la morte del leader di Al Qaeda “ha aumentato le paure all’interno della comunità cristiana”, perché “ogni volta che gli americani dicono o fanno qualcosa, i cristiani [pakistani] diventano il bersaglio numero uno”. Insieme ai cattolici, anche i fedeli delle altre denominazioni cristiane “preferiscono rimanere chiusi in casa” e i loro capi evitano di compiere visite pastorali.
Bin Laden, fondatore di Al Qaeda è stato ucciso il 2 maggio scorso in un’operazione militare delle forze speciali Usa ad Abbotabad, circa 60 km da Islamabad. La sua morte ha scatenato panico e timore nella cittadina. Ieri il sito di intelligence Usa SITE ha diffuso il contenuto dell’ultimo messaggio di Bin Laden, pubblicato su in forum jihadista. Nel file audio di oltre 12 minuti, egli celebra le rivoluzioni arabe in Egitto e Tunisia definendole una “occasione storica” per il cambiamento. Intanto la guida ad interim di Al Qaeda sarebbe affidata a Saif al-Adel, terrorista egiziano di lungo corso, in attesa dell’investitura ufficiale del numero due al-Zawahiri.
Ancora oggi, a due settimane dal blitz, analisti ed funzionari si interrogano su come sia stato possibile per Bin Laden, una figura di primissimo piano, vivere a lungo e indisturbato in una zona ad altra concentrazione militare, sede tra l’altro della più importante accademia dell’esercito. Il giorno in cui si è diffusa la notizia della morte del capo di Al Qaeda, spiega p. Gill, i cristiani “si sono rintanati all’interno dello loro abitazioni e ci hanno chiesto di mantenere un basso profilo”. La sera stessa si è tenuto un incontro nella chiesa parrocchiale di S. Pietro, i fedeli hanno partecipato in massa per “stabilire le misure di sicurezza e la strategia per i giorni successivi”.
Il sacerdote racconta di non aver potuto “lasciare casa per diversi giorni”, interrompendo di fatto “le attività della chiesa, le visite pastorali” mentre in città “lo stato di allerta era massimo”. “Il livello di attenzione – aggiunge – non è mai stato così elevato ad Abbotabad: tutte le strade principali chiuse”. I 160 fedeli cattolici hanno chiamato in continuazione p. Gill, raccontando la loro paura e il timore di rimanere vittime di vendette dei fondamentalisti islamici. “Le famiglie cristiane del distretto di Bilal – aggiunge – dove si trovava la villa di Bin Laden, sono tutte fuggite in altri luoghi”.
P. Javed Gill parla di “partecipazione molto bassa alle messe”, sebbene i militari abbiano predisposto un rigido sistema di sicurezza attorno ai luoghi di culto. “La popolazione – dice – teme possibili attacchi” perché è consapevole che “ogni volta che gli americani dicono o fanno qualcosa, i cristiani [pakistani] diventano il bersaglio numero uno”. Lo scorso anno, per esempio, quanto il pastore Usa Terry Jones ha annunciato di voler bruciare il Corano, siamo stati oggetto di minacce. “Abbiamo innalzato i muri di protezione – sottolinea – ma hanno lanciato ugualmente pietre e bottiglie vuote contro la chiesa”.
Anche i fedeli di altre denominazioni cristiane restano barricati in casa, in un’area in cui “da diversi anni non si registra nemmeno un incontro o un gruppo di studio sulla Bibbia”, a causa delle pressioni delle frange locali. La situazione ad Abbotabad resta “critica” per le minoranze religiose, conclude il sacerdote, per questo i cristiani pregano e digiunano“per la pace nella regione”.
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