Cristiani irakeni: Costituzione, ottimismo con qualche dubbio sulla libertà religiosa
Mosul (AsiaNews) Dopo la presentazione del nuovo testo della costituzione, i cristiani in Iraq sono ottimisti, ma sperano che si possano migliorare alcuni punti, in cui i principi dell'islam (una delle fonti della legge) e quelli della democrazia sembrano entrare in contrasto. Primo tra tutti il pieno rispetto della libertà religiosa: l'islam, infatti, non accetta le conversioni di musulmani ad altre religioni.
"Ancora non è possibile giudicare in modo definitivo la nostra costituzione - dichiara ad AsiaNews il patriarca dei caldei di Baghdad, mons. Emmanuel III Delly - per ora come irakeni siamo soddisfatti, ma sono in corso ancora discussioni su diversi punti". Il patriarca assicura che "la maggior parte dei cristiani in Iraq ha fiducia in questo testo, che non è perfetto, ma con il tempo può essere migliorato". Mons. Delly non sembra preoccupato: "Il fatto che l'islam sia uno delle fonti principali della legislazione non mette in pericolo la libertà e il rispetto di tutte le altre religioni". Il patriarca afferma che egli continuerà a "difendere i suoi fedeli come irakeni e come cristiani e ad incoraggiarli a professare il loro credo liberamente e senza paura".
Si nutrono speranze anche a Mosul, una delle zone più colpite dal terrorismo e dove nell'ultimo anno i cristiani sono stati più volte oggetto di violenze dei fondamentalisti islamici. Fonti locali parlano di "grandi aspettative e ottimismo", anche se mons. Paul Faraj Rahho,arcivescovo caldeo della città, in un'intervista ad AsiaNews esprime perplessità soprattutto sull'Art. 2 della costituzione. In esso risulterebbe evidente la difficoltà e l'ambiguità di far coesistere il rispetto dell'islam con quello per i principi democratici e per i diritti di base. "L'islam è la religione di stato si legge nel testo - e una fonte fondamentale della legislazione Non può essere approvata nessuna legge che contraddica i principi indiscussi dell'islam, della democrazia e dei diritti e libertà di base definite in questa costituzione".
"Siamo in un paese a maggioranza musulmana commenta mons. Rahho non ci preoccupa che l'islam sia religione di stato, ma essere una fonte fondamentale della legislazione contraddice i principi di democrazia e libertà e soprattutto non vengono menzionate le altre possibili fonti". Il vescovo avverte della possibilità di "trovarsi un giorno di fronte a leggi che, compatibili con l'islam, non lo sono però con i valori di una società libera".
Come esempio di questa contraddizione il presule porta il secondo punto dello stesso articolo: "Questa costituzione garantisce l'identità islamica della maggioranza della popolazione irakena e i pieni diritti religiosi per tutti e la libertà di credo e pratica religiosa". La libertà religiosa comprende anche quella di poter cambiare la propria fede; il vescovo però sottolinea che se si vuole rispettare la legge islamica, questo è impossibile: in moltissimi paesi islamici la conversione ad altre religioni è ostacolata o proibita. I cittadini, quindi, non potranno cambiare liberamente la propria religione se non contravvenendo all'Art. 2, 1. Allo stesso tempo, però, se non viene garantita la libertà di abbandonare l'islam per un'altra fede si contraddice l'Art. 2, 2.
Ma l'islam accoglie con favore i convertiti da altre religioni e qui, avverte mons. Rahho, sorge "il problema più grande". "Quando uno o entrambi i genitori diventano musulmani - spiega - i minorenni della famiglia vengono automaticamente registrati come musulmani anche loro: questo comporta un'imposizione della nuova religione anche a chi non l'ha scelta". "Ancora una volta - sottolinea il presule - la domanda è perché ci si può convertire all'islam e non viceversa?".
"Come cristiani conclude il vescovo speriamo che con il tempo la nuova costituzione arrivi a garantire in modo più chiaro il rispetto di tutti i diritti di base". (MA)