Cristiani indiani in prima linea nella lotta contro la lebbra
di CT Nilesh
La lebbra, una malattia da sempre temuta, ha generato pure un continuo disprezzo verso i malati. Eppure da 2000 anni i cristiani ne hanno fatto uno dei campi della loro missione. Sull’esempio di Gesù, di san Francesco di Assisi, di p. Damiano de Veuster, l’apostolo di Molokai. Anche Gandhi ha fatto della cura della lebbra uno dei pilastri del suo impegno. La testimonianza di p. Vijay Rayarala, PIME, nel suo ashram Swarga Dwar (Porta del Cielo), per la riabilitazione dei lebbrosi.
Mumbai (AsiaNews) – Ogni anno nell’ultima domenica di gennaio si celebra la Giornata Mondiale per gli Ammalati di Lebbra. In Italia l’Aifo (Amici di Raoul Follereau) invita i responsabili di alcune dei progetti da loro finanziati, a parlare in parrocchie e scuole. Uno di loro, quest’anno, è p. Vijay Rayarala, PIME, responsabile dell’ashram Swarga Dwar (Porta del Cielo) che è un centro di riabilitazione per lebbrosi vicino a Mumbai in India. Alla sua partenza per Roma lo abbiamo intervistato.
La lebbra è ancora un problema in India?
Purtroppo si. Il governo ha ufficialmente dichiarato che la lebbra è stata sradicata dall’India (il che significa, secondo i criteri dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità, che c’è un caso ogni 10.000 persone) ma i vecchi casi con deformità, pur guariti, hanno sempre bisogno di riabilitazione, questo è quello che facciamo nel Swarga Dwar ashram dove una quarantina di lebbrosi col loro lavoro producono abbastanza riso ed abbastanza latte per il loro fabbisogno.
Potresti dirci qualcosa di questa malattia?
La lebbra è una infezione che comincia distruggendo i nervi periferici delle mani e dei piedi ed è causata dal bacillo di Hansen (1873) producendo insensibilità e, poi, deformità delle mani e dei piedi. E’ una delle malattie più antiche conosciute dall’umanità ed è sempre stata temuta e disprezzata dalla gente. Ora è curabile con una combinazione di tre medicine (solfone, rifampicina e clofazimina). Purtroppo non esiste ancora un vaccino per prevenirla. La strategia è di controllarla con una diagnosi e cura precoce.
Perchè i missionari si sempre presi cura dei lebbrosi?
La cura dei lebbrosi ha sempre avuto un aspetto religioso ed un significato simbolico. Secondo il profeta Isaia, Gesù si è fatto come lebbroso sulla croce per salvare l’umanità. Anche per Gesù curare i lebbrosi era un segno del Regno dei Cieli. Era come un segno di raddrizzamento di una ingiustizia cosmica. Per questa ragione i discepoli di Gesù hanno sempre preso cura dei lebbrosi. Francesco d’Assisi che ha baciato un lebbroso è diventato un’icona della tradizione cristiana. Ugualmente P. Damiano che si è recluso nell’isola di Molokai per dare assistenza religiosa ai lebbrosi là segregati, è stato considerato un santo prima ancora di essere canonizzato.
Mossi dall’esempio di Gesù, di San Francesco e di P. Damiano centinaia di missionari in tutto il mondo hanno scelto la cura dei lebbrosi come segno di testimonianza cristiana.
Noi in India ricordiamo anche l’esempio di Mahatma Gandhi che ha incluso il controllo della lebbra nel suo Programma Costruttivo e personalmente si prendeva cura di un lebbroso, Parchure Sastri, nel suo ashram di Wardha.
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