Cristiani e musulmani in piazza Tahrir chiedono le dimissioni dei militari
Fonti locali parlano di 400mila persone. Espulsi dalla manifestazione Fratelli musulmani e salafiti. La polizia risponde con gas lacrimogeni paralizzanti. Centinaia i feriti negli scontri. Proteste anche ad Alessandria, Suez e Damietta.
Il Cairo (AsiaNews) – Piazza Tahrir ritorna in mano ai giovani della rivoluzione del 25 gennaio. In queste ore oltre 400mila persone con lo slogan “cristiani e musulmani una mano sola” stanno presidiando il luogo simbolo della Primavera araba e chiedono lo scioglimento del Consiglio supremo dei militari. Assenti i Fratelli musulmani e i gruppi islamici radicali. Ieri alcuni leader di spicco del partito Giustizia e Libertà e il candidato alla presidenza del movimento salafita sono stati estromessi con la forza dalla manifestazione e accusati di sfruttare il dissenso popolare per salire al potere. Altre proteste sono in corso ad Alessandria, Suez e Damietta. Scoppiate lo scorso 19 novembre, le manifestazioni contro l’esercito sono costate a tutt’oggi circa 40 morti e quasi mille feriti.
P. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica racconta di scontri con la polizia nei pressi del palazzo del ministero dell’Interno, circondato da centinaia di agenti. Molti manifestanti sono rimasti intossicati dai gas paralizzanti utilizzati dalle forze dell’ordine. Alcuni mostrano anche ferite da armi da taglio e denunciano la presenza di teppisti fra i ranghi della polizia.
Per il sacerdote questa manifestazione rappresenta un ritorno ai valori autentici della rivoluzione di piazza Tahrir che lo scorso gennaio ha portato alle caduta del regime di Mubarak. “La popolazione è stanca dell’esercito, ma anche dei Fratelli musulmani, che continuano a interferire nella politica del Paese imponendo la loro ideologia religiosa. I giovani rifiutano le idee degli estremisti e sono scesi in piazza per ribadire che il popolo egiziano è uno solo e comprende musulmani e cristiani”. P. Greiche racconta che anche i cattolici hanno preso parte alle proteste, distribuendo cibo, acqua e medicine agli angoli della piazza. “I militari – afferma - hanno fatto molti errori e troppe promesse non sono state mantenute. Essi non hanno saputo gestire il Paese, contribuendo ad infiammare il conflitto fra copti e musulmani. L’eccessivo utilizzo della forza nel reprimere le manifestazioni non è andato di pari passo con la garanzia di sicurezza. La strade sono piene di criminali e vagabondi usciti dalle prigioni dopo la caduta di Mubarak”.
In attesa del discorso ufficiale del generale Tantawi, capo del Consiglio supremo dei militari, i giornali egiziani affermano che l’esercito si prepara a sostituire l’attuale governo dimissionario con uno guidato da Mohamed el Baradei, candidato alla presidenza e fra i leader dei partiti liberali. Faranno parte del nuovo governo anche esponenti dei Fratelli musulmani, dei salafiti e dei partiti di sinistra. Una volta nominato, il consiglio provvisorio rimarrà in carica fino al risultato finale delle elezioni del 28 novembre. (S.C.)
P. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica racconta di scontri con la polizia nei pressi del palazzo del ministero dell’Interno, circondato da centinaia di agenti. Molti manifestanti sono rimasti intossicati dai gas paralizzanti utilizzati dalle forze dell’ordine. Alcuni mostrano anche ferite da armi da taglio e denunciano la presenza di teppisti fra i ranghi della polizia.
Per il sacerdote questa manifestazione rappresenta un ritorno ai valori autentici della rivoluzione di piazza Tahrir che lo scorso gennaio ha portato alle caduta del regime di Mubarak. “La popolazione è stanca dell’esercito, ma anche dei Fratelli musulmani, che continuano a interferire nella politica del Paese imponendo la loro ideologia religiosa. I giovani rifiutano le idee degli estremisti e sono scesi in piazza per ribadire che il popolo egiziano è uno solo e comprende musulmani e cristiani”. P. Greiche racconta che anche i cattolici hanno preso parte alle proteste, distribuendo cibo, acqua e medicine agli angoli della piazza. “I militari – afferma - hanno fatto molti errori e troppe promesse non sono state mantenute. Essi non hanno saputo gestire il Paese, contribuendo ad infiammare il conflitto fra copti e musulmani. L’eccessivo utilizzo della forza nel reprimere le manifestazioni non è andato di pari passo con la garanzia di sicurezza. La strade sono piene di criminali e vagabondi usciti dalle prigioni dopo la caduta di Mubarak”.
In attesa del discorso ufficiale del generale Tantawi, capo del Consiglio supremo dei militari, i giornali egiziani affermano che l’esercito si prepara a sostituire l’attuale governo dimissionario con uno guidato da Mohamed el Baradei, candidato alla presidenza e fra i leader dei partiti liberali. Faranno parte del nuovo governo anche esponenti dei Fratelli musulmani, dei salafiti e dei partiti di sinistra. Una volta nominato, il consiglio provvisorio rimarrà in carica fino al risultato finale delle elezioni del 28 novembre. (S.C.)
Vedi anche