08/11/2012, 00.00
VATICANO
Invia ad un amico

Cristiani e indù formino i giovani a essere operatori e costruttori di pace

Messaggio che Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso in occasione della festa di Diwali. Educare alla pace riguarda i responsabili politici e sociali, ma anche in modo particolare capi religiosi e operatori dei media. "In ogni educazione alla pace, le differenze culturali si dovrebbero certamente considerare come una ricchezza, e non una minaccia o un pericolo".

Città del Vaticano (AsiaNews) - Formare i giovani ad essere operatori e costruttori di pace è "un appello pressante ad un impegno collettivo e ad un'azione comune" di "cristiani, indù e altri". Si tratta di un'esigenza a necessità che riguarda coloro che hanno responsabilità politiche e sociali, ma anche, in modo particolare, i capi religiosi e coloro che sono occupati nei vari mezzi della comunicazione sociale.

Questo il filo conduttore del messaggio che Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso ha inviato agli indù in occasione della festa di Diwali, conosciuta come Deepavali ossia "fila di lampade ad olio". Simbolicamente fondata su un'antica mitologia, essa rappresenta la vittoria della verità sulla menzogna, della luce sulle tenebre, della vita sulla morte, del bene sul male. La celebrazione vera e propria dura tre giorni segnando l'inizio di un nuovo anno, la riconciliazione familiare, specialmente tra fratelli e sorelle, e l'adorazione a Dio. Quest'anno la festa è stata celebrata da molti indù il 5 novembre.

Il messaggio, a firma del presidente e del segretaro del Pontificio consiglio, card. Jean-Louis Tauran, e padre Miguel Ángel Ayuso Guixot, M.C.C.J., si intitola "Cristiani e Indù: formare le giovani generazioni ad essere operatori di pace", sottolinea in modo particolare che "è necessario che ad ogni giovane si insegni soprattutto ad agire sinceramente e rettamente nell'amore e nella libertà" e che "in  ogni educazione alla pace, le differenze culturali si dovrebbero certamente considerare come una ricchezza, e non una minaccia o un pericolo".

"In questo tornante della storia umana, in cui varie forze negative, in molte regioni del mondo, minacciano le legittime aspirazioni ad una pacifica coesistenza, vorremmo avvalerci di questa preziosa tradizione per condividere con voi la riflessione sulla responsabilità di indù, cristiani ed altri nel fare tutto il possibile per formare le persone, specialmente le giovani generazioni, ad essere operatori di pace".

"La pace non è la semplice assenza di guerra, non è un patto o un trattato che assicuri una vita tranquilla; piuttosto è essere completi ed intatti, un recupero dell'armonia (cfr. Benedetto XVI, Ecclesia in Medio Oriente, 9) ed un frutto della carità. Genitori, insegnanti, anziani, capi politici e religiosi, operatori di pace, tutti coloro che sono impegnati nel mondo delle comunicazioni e che hanno a cuore la causa della pace sono chiamati ad educare le giovani generazioni, e sono invitati a far crescere tale integrità".

" Formare i giovani ad essere operatori e costruttori di pace è un appello pressante ad un impegno collettivo e ad un'azione comune. Per essere autentica e duratura, la pace si deve fondare sui pilastri della verità, della giustizia, dell'amore e della libertà (cfr. Giovanni XXIII, Pacem in Terris, 35) ed è necessario che ad ogni giovane si insegni soprattutto ad agire sinceramente e rettamente nell'amore e nella libertà. Inoltre, in ogni educazione alla pace, le differenze culturali si dovrebbero certamente considerare come una ricchezza, e non una minaccia o un pericolo".

"La famiglia è la prima scuola di pace ed i genitori sono i principali educatori alla pace. Con il loro esempio e i loro insegnamenti, essi hanno il privilegio unico di formare i figli a valori essenziali per una vita pacifica: reciproca fiducia, rispetto, comprensione, ascolto, condivisione, altruismo e perdono. Nelle scuole, nei collegi e nelle università, man mano che i giovani maturano attraverso le relazioni, lo studio e la collaborazione con altri di diverse religioni e culture, i loro insegnanti e gli altri responsabili della loro formazione hanno il nobile compito di assicurare un'educazione che rispetti e celebri l'innata dignità di ogni essere umano e che promuova amicizia, giustizia, pace e cooperazione per uno sviluppo umano integrale. Ponendo i valori spirituali e morali a sostrato dell'educazione, anche prevenire negli studenti ideologie che possono causare discordia e divisione diviene per loro un imperativo morale".

"Mentre gli Stati ed i singoli capi in ambito sociale, politico e culturale hanno in generale il loro importante ruolo da svolgere nel rafforzare l'educazione dei giovani, i capi religiosi in particolare, in ragione della loro vocazione ad essere guide spirituali e morali, devono continuare ad ispirare le giovani generazioni a camminare sul sentiero della pace e a divenire messaggeri di pace. Poiché i vari mezzi di comunicazione influenzano considerevolmente la maniera di pensare, di sentire e agire della gente, coloro che sono impegnati in questi campi devono contribuire al massimo a promuovere pensieri, parole ed opere di pace. In verità, i giovani stessi dovrebbero ravvivare gli ideali che propongono agli altri con un uso responsabile della libertà e la promozione di relazioni cordiali, per creare una cultura di pace".

"Evidentemente, quella completezza che la pace trasmette darà forma ad un mondo più fraterno e ad "un nuovo tipo di fraternità" fra le persone, nella quale prevarrà "il senso comune della grandezza di ogni persona" (cfr. Benedetto XVI, Viaggio Apostolico in Libano, Incontro con i membri del Governo, delle istituzioni della Repubblica, con il Corpo Diplomatico, i capi religiosi e rappresentanti del mondo della cultura, 15 settembre 2012)".

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Papa: superare ogni discriminazione verso chi emigra
15/01/2006
Poso, violenze anticristiane: estremisti incendiano una chiesa protestante
23/10/2012
Papa: Dio doni al Medio Oriente "la pace tanto desiderata"
12/09/2012
Mongolia e Santa Sede aprono agli scambi culturali di ricercatori
15/01/2020 12:26
Papa: non cediamo mai al pessimismo, a quell'amarezza che il diavolo ci offre ogni giorno
15/03/2013


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”