Cristiani e buddisti educhino la società a vivere in pace e armonia
Città del Vaticano (AsiaNews) - Il dialogo tra le religioni, permettendo una maggiore reciproca comprensione, serve a superare pregiudizi ed incomprensioni e quindi a costruire società nelle quali si possa vivere in armonia e pace. Per tale obiettivo è poi di particolare importanza il ruolo che educazione e mezzi di comunicazione sociale hanno nella formazione dei giovani. E’ centrato su tale prospettiva il messaggio che il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso ha fatto pervenire
ai buddisti in occasione della festa di Vesakh, la più importante per i seguaci del Buddha, nella quale si commemorano i principali avvenimenti della sua vita. La festa è stata celebrata l’8 aprile in Giappone e Taiwan. In altri Paesi (Sri Lanka, Thailandia, Malesia, Corea, etc.) sarà celebrata, quest’anno, tra il 2 e il 31 maggio prossimo.
Intitolato “Cristiani e buddisti: educare le comunità a vivere in armonia e in pace”, il messaggio parte dall’affermazione delle “buone relazioni” esistenti tra cattolici e buddisti. “Tuttavia – prosegue - vi sono persone che hanno ancora bisogno di imparare qualcosa sugli altri e sulle loro credenze, per superare pregiudizi ed incomprensioni. Questa triste realtà, se vuol essere superata, richiede molto impegno da parte dei leader sia civili che religiosi. Anche in luoghi dove la gente fa quotidianamente esperienza dei danni provocati dalla guerra, alimentati da sentimenti di odio e di vendetta, si può restaurare la fiducia. Assieme possiamo aiutare a creare gli spazi e le opportunità perché le persone possano parlare, ascoltare, condividere il dispiacere ed offrire perdono gli uni gli altri per gli errori del passato”.
“L’Educazione alla pace – si legge ancora nel messaggio - è una responsabilità che deve essere sostenuta da tutti i settori della società”, a partire dalla famiglia che “si sforza di trasmettere valori tradizionali e sani ai bambini con il deliberato impegno di formare le loro coscienze”. Ciò comporta che le scuole “sia pubbliche, che confessionali, facciano tutto il possibile per sostenere i genitori”.
Per la formazione dei giovani va poi tenuto conto del potere dei mezzi di comunicazione. “Mentre si prende sempre più coscienza, per quello che realmente sono, degli elementi irresponsabili che essi veicolano – aggiunge il documento - si vede anche che molte cose buone possono essere realizzate attraverso produzioni di qualità e programmi educativi. Quando le persone che lavorano nei mezzi di comunicazione usano la loro coscienza morale, è possibile dissipare ignoranza e trasmettere conoscenze, preservare i valori sociali e presentare la dimensione trascendente della vita che nasce dalla natura spirituale di ogni individuo. I credenti servono la società in modo ammirabile collaborando in tali progetti per il bene comune. In ultima analisi, lo scopo della vera educazione è condurre ciascuno a incontrarsi con il fine ultimo della vita. Questo – conclude il documento - motiva la persona a servire l’umanità scoraggiata. Auspico che insieme possiamo continuare a contribuire alla pace e all’armonia nelle nostre società e nel mondo”.
26/04/2018 11:35