Cristiani di Kandhamal: ora i colpevoli delle discriminazioni sono le autorità
di Santosh Digal
Una giovane vedova, 16 anni, non riceve i sussidi statali. Un ragazzo non può iscriversi all’ufficio di collocamento. La comunità cattolica di Bankingia non può costruire la propria chiesa, nonostante sia in possesso del certificato di proprietà.
Bhubaneswar (AsiaNews) – Nessun sussidio alle giovani vedove, diritti di proprietà revocati, intimidazioni: i cristiani del Kandhamal, epicentro dei pogrom in Orissa del 2008, continuano a subire angherie d’ogni tipo, ora anche dalle autorità del distretto.
Mithun Digal, cristiano del villaggio di Beladadi, non può registrarsi all’ufficio di collocamento del distretto di Kandhamal, perché l’ufficio competente della stazione di polizia di G. Udayagiri gli nega i certificati di residenza, casta e reddito. Il motivo addotto è che suo padre non possiede un regolare patta land (legal land deed, diritto di proprietà). In realtà, dopo le violenze anti cristiane del 2008, l’ufficio non ha più accettato l’affitto per le loro terre dal padre di Mithum.
Nel villaggio di Bankingia, completamente distrutto durante i pogrom, la comunità cattolica ha bloccato i lavori per la costruzione di una chiesa a causa delle continue minacce di un gruppo di fanatici indù. “Questo – spiega fratel K J Markose, avvocato – nonostante siano in possesso del patta land”.
Snehalata Behera, 16 anni, è diventata vedova circa quattro mesi fa. Ma le autorità del villaggio di Bankingia – dove vive – le negano la pensione per le vedove e le 10mila rupie (circa 158 euro) di sussidio, perché non possiede la tessera Bpl (Below Poverty Line). “Snehalata e sua suocera – racconta fratel Markose, anche attivista per i diritti umani – sono andate almeno tre volte dal sub-collector e dal collector [ufficio di previdenza], ma nessuno le ha prestato attenzione”.
Mithun Digal, cristiano del villaggio di Beladadi, non può registrarsi all’ufficio di collocamento del distretto di Kandhamal, perché l’ufficio competente della stazione di polizia di G. Udayagiri gli nega i certificati di residenza, casta e reddito. Il motivo addotto è che suo padre non possiede un regolare patta land (legal land deed, diritto di proprietà). In realtà, dopo le violenze anti cristiane del 2008, l’ufficio non ha più accettato l’affitto per le loro terre dal padre di Mithum.
Nel villaggio di Bankingia, completamente distrutto durante i pogrom, la comunità cattolica ha bloccato i lavori per la costruzione di una chiesa a causa delle continue minacce di un gruppo di fanatici indù. “Questo – spiega fratel K J Markose, avvocato – nonostante siano in possesso del patta land”.
Snehalata Behera, 16 anni, è diventata vedova circa quattro mesi fa. Ma le autorità del villaggio di Bankingia – dove vive – le negano la pensione per le vedove e le 10mila rupie (circa 158 euro) di sussidio, perché non possiede la tessera Bpl (Below Poverty Line). “Snehalata e sua suocera – racconta fratel Markose, anche attivista per i diritti umani – sono andate almeno tre volte dal sub-collector e dal collector [ufficio di previdenza], ma nessuno le ha prestato attenzione”.
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