09/11/2010, 00.00
INDIA
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Cristiani dell'Orissa, la persecuzione quotidiana

di Nirmala Carvalho
Conversioni forzate, divieto di comprare merci nei negozi, fedeli costretti a vivere in case semidistrutte senza tetto e con pavimento di terra: nel Kandhamal sono “normali” le violenze contro i cristiani. Le autorità non intervengono. Il rapporto di uno speciale Gruppo di Indagine.

New Delhi (AsiaNews) – Cristiani perseguitati, cacciati persino dai negozi, lasciati soli a morire se hanno bisogno di essere portati in auto in ospedale. E’ la realtà “quotidiana” nel Kandhamal, regione ormai senza legge e insicura, descritta nel rapporto pubblicato l’8 novembre da un gruppo di attivisti. Ma le autorità dello Stato dell’Orissa ripetono che ora tutto è “normale”, dopo le violente persecuzioni degli ultimi anni che hanno ucciso numerosi cristiani e costretto decine di migliaia a fuggire da casa.

Il Gruppo per l'Accertamento dei Fatti - che ha stilato il rapporto - è composto da 4 eminenti attivisti per i diritti umani: il leader tribale e avvocato Nicholas Barla, l’avvocato fratello Marcus, l’attivista dalit Jugal Kishore Ranjit e l’attivista Ajay Kumar Singh. Il 5 novembre hanno visitato 4 villaggi del distretto del Kandhamal, ognuno dei quali ha una stazione di polizia, per verificare se è vero che i cristiani subiscono un boicottaggio sociale ed economico.

Nel villaggio di Gadaguda (giurisdizione della stazione di polizia di G.Udayagiri, città di Tikabali) nell’agosto 2008 sono esplose le violenze anticristiane durate circa 2 mesi, una anziana coppia è stata bruciata viva e numerosi cristiani feriti e le loro abitazioni devastate. Alcuni ancora vivono in tende. Al Gruppo è stato riferito che nel villaggio Dakanaju ai cristiani è proibito prendere l’acqua dal pozzo pubblico. Il Sarpanch (capo eletto) di Gadaguda, Sachindra Pradhan, ha loro risposto che “non era a conoscenza” del problema e ha promesso di informarsi e riferire. Gadaguda è un piccolo centro, dove abitano poche centinaia di famiglie.

Nel villaggio di Bodimunda, polizia di Tikabali, ci sono ancora edifici e case distrutte, segno evidente delle violenze anticristiane. Prima del villaggio hanno incontrato la casa di un pastore cristiano, rimasta intatta in mezzo ad altre distrutte. Il pastore – il cui nome non è stato qui riportato per sua tutela – li ha ricevuti con cortesia ma con evidente preoccupazione e ha raccontato di essere stato costretto a diventare indù per salvare l’anziana madre, che per l’età non poteva fuggire via durante le violenze di piazza.

Dopo pochi minuti, sono arrivati membri del Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), gruppo nazionalista indù collegato con i violenti fondamentalisti del Sangh Parivar. Costoro hanno chiesto al Gruppo chi fossero e il pastore ha subito risposto che erano funzionari di banca conoscenti di un suo parente che lavora in banca. Subito dopo, il Gruppo ha lasciato la casa.

Bamadev Pradhan, cristiano tribale, vive nella sua casa dal pavimento di terra, è stato colpito da una paralisi e non può camminare. I familiari hanno raccontato che quando ha avuto una grave febbre, hanno cercato un veicolo per portarlo all’ospedale di Tikabali, distante circa 8 km. Ma nessuno era disponibile e hanno quasi dovuto costringere un cristiano, che aveva un’auto e l’affittava, a portare il paralitico. Al ritorno, l’auto è stata fermata e portata via da seguaci del Rss. Il proprietario ha potuto riaverla solo pagando una multa di 1.051 rupie e promettendo che non avrebbe più trasportato cristiani. Il proprietario del veicolo lo ha poi confermato e ha aggiunto che ha dovuto pagare la “multa” nonostante si fosse rivolto alla polizia per avere aiuto.

Dopo pochi minuti l’arrivo del Gruppo, è entrato Jesaya Nayak, un residente, che ha chiesto loro di andare via perché la situazione era “volatile”. Da informazioni assunte, risulta che nel villaggio seguaci del Rss hanno proibito a chiunque ha un veicolo di portare cristiani, anche se malati.

Presso un’altra abitazione era riunito un gruppo di cristiani, che hanno raccontato di essere “in una situazione di ansia. Chi poteva ha lasciato il villaggio, noi poveri siamo dovuti rimanere. Siamo preoccupati perché amministrazione e polizia sono collegati con l'Rss. L’amministrazione, invece di aiutarci, mira a toglierci cose essenziali. Ci impediscono di usare autoveicoli locali, i soli mezzi di trasporto della zona non possono trasportare cristiani. Non ci è permesso comprare qualunque cosa nei negozi locali, nemmeno scorte di cibo o medicine”. “Qui ci è difficile vivere come esseri umani”.

Hanno aggiunto che si sono rivolti alla polizia di Tikabali e si sono sentiti rispondere che “poiché siete cristiani voi dovere soffrire, non ci sono alternative”.

L’indù Birendra Nayak (nome cambiato per ragioni di sicurezza) ha raccontato al Gruppo che ha dovuto pagare una “multa” di 5mila rupie per riavere il suo trattore, con il quale aveva trasportato materiali per la ricostruzione di una casa distrutta durante le violenze anticristiane.

“Questo – ha spiegato l’uomo – perché la polizia locale prende una percentuale e protegge questi elementi antisociali. Ho informato la polizia, ma non è successo nulla”.

I cristiani della casa distrutta non hanno potuto poi ripararla perché i materiali sono stati portati loro via, mentre almeno 15 residenti hanno assistito senza intervenire. Non hanno abbastanza denaro per acquistare i materiali, dicono che vivono in un rifugio con pareti in polietilene, senza tetto e con pavimento in terra battuta.

Nel villaggio Keredi, zona di Phulbani, il Gruppo nella casa di un cristiano ha trovato un grande ritratto del dio indù Krishna. Il proprietario ha loro spiegato che deve “vivere come se fosse indù, come pure [fanno] gli altri 4 cristiani che hanno casa nel villaggio. L’ambiente è abbastanza ostile [contro i cristiani] e le autorità non ci aiutano”. Ha raccontato al Gruppo che membri del Rss hanno distrutto la casa ad altri cristiani e la polizia non ha fatto nulla.

Nel villaggio Gandapadar, nel blocco Phiringia, una donna cristiana li ha accolti in casa. Su una parete aveva una grande immagine del dio Shiva e ha spiegato che “l'Rss ci ha dato il ritratto e una pianta di tulasi per la devozione [Krishna gradisce l’offerta di foglie e fiori freschi di tulasi, che gli indù coltivano per questo]. Li abbiamo tenuti e loro spesso vengono a controllare se ci siamo riconvertiti al cristianesimo. Quasi tutti [i cristiani] nel villaggio hanno in casa due ritratti: Gesù e Shiva.

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