Cristiani coreani: "Rilasciate subito i religiosi arrestati a Jeju"
Seoul (AsiaNews) - La Chiesa coreana ha chiesto al governo il rilascio immediato di un sacerdote cattolico e di un pastore protestante, fermati mentre cercavano di evitare l'esplosione di mine a Gureumbi - sull'isola di Jeju - dove la "Casa Blu" ha deciso di costruire una nuova base navale nonostante l'opposizione dei residenti.
La richiesta è stata presentata dopo una grande messa organizzata dalla Conferenza coreana dei Superiori degli Istituti di vita religiosa e dalle Società per la vita apostolica. La celebrazione si è svolta al Centro di apostolato dei gesuiti a Seoul: erano presenti circa 60 sacerdoti, che hanno concelebrato, e più di 500 fra religiosi e laici.
I partecipanti hanno chiesto al governo di liberare p. Kim Jeong-uk e il pastore Yi Jeong-hun. I due sono stati arrestati perché si opponevano al progetto ma, secondo i fedeli, questo arresto è contrario alla libertà religiosa sancita nella Costituzione: i religiosi hanno infatti agisto secondo la propria coscienza religiosa e convinzione evangelica. Una delegazione ha portato questa mattina al Procuratore generale una petizione che ne chiede la scarcerazione.
Il progetto per una nuova base navale a Jeju, presentato nel 2008, era stato accolto da molte critiche da parte della società civile e della Chiesa ed era stato messo da parte. Fino all'arrivo delle squadre di lavoro, che lo scorso 8 marzo hanno persino fatto esplodere alcuni tratti di costa: le proteste della popolazione locale sono state di fatto ignorate.
L'isola di Jeju si trova a sud della penisola, nello stretto di Corea ed è retta da un governo provinciale autonomo. É famosa per la natura incontaminata e per gli splendidi paesaggi. I dimostranti si oppongono alla costruzione della base navale per salvaguardare la sua ecologia e turismo. Il governo afferma invece che la nuova base navale, del costo di 970 milioni di dollari Usa, è necessaria per la sicurezza nazionale.