Crisi in Europa, il Giappone perde fiducia nei mercati
Il rapporto Tankan, indicatore che registra il grado di fiducia degli industriali nel mercato, perde sei punti: il settore non investirà nello sviluppo fino a che l’Europa resta in recessione. Problemi anche per lo yen troppo forte, che limita l’export.
Tokyo (AsiaNews/Agenzie) – La crisi del debito che ha colpito Stati Uniti ed Europa ha conseguenze pesanti in Asia non soltanto per la Cina – che ha scelto di rallentare la produzione e teme un’impennata dell’inflazione – ma anche per il Giappone: la terza economia mondiale è stretta fra un apprezzamento sempre maggiore dello yen e un sentimento negativo nel campo dell’industria interna.
Secondo il rapporto Tankan – indicatore preso in considerazione dal settore bancario, che determina il grado di fiducia degli industriali nel mercato – negli ultimi 3 mesi si è passati da più due punti percentuali di fiducia a meno quattro. Il fattore massimo è più cento, quello minimo meno cento. Il rapporto serve anche a fissare i tassi bancari.
Secondo gli analisti, questo fattore potrà peggiorare ancora se non si risolve la crisi europea. Yoshikiyo Shimamine, dell’Istituto Dai-Ichi Life di Tokyo, spiega: “Le industrie sono sempre più caute a causa del rallentamento delle economie straniere e dello yen sempre più forte. La crisi ha colpito anche le economie emergenti, non possiamo non tenerne conto”.
La questione della valuta nipponica è un altro fattore di depressione per le industrie del Sol Levante. Vista come un porto sicuro in cui investire, la moneta nazionale è divenuta sempre più stabile sui mercati internazionali: ma questo ha provocato anche un aumento del costo del lavoro e una perdita di competitività per le esportazioni nipponiche nel mondo.
Nonostante sia riuscito a riemergere dalla crisi economica provocata dallo tsunami e dall’esplosione della centrale di Fukushima, infatti, il Giappone ha dovuto fare i conti anche con le devastanti alluvioni che hanno colpito la Thailandia, uno degli hub di produzione nipponica più importanti del mondo.
Per contrastare la situazione – che i giapponesi attribuiscono in toto agli europei – le grandi industrie hanno ridotto il livello di investimenti previsti per il nuovo anno: 1,4 % della produzione interna contro il 2,5 previsto. Il 20 dicembre la Banca del Giappone si riunirà per una due giorni in cui decidere i tassi di interessi sui prestiti: la riunione è vista come decisiva per la ripresa dell’economia nazionale.
Le conseguenze non si sono fatte attendere: per il terzo giorno di fila, infatti, la Borsa di Tokyo ha registrato un andamento negativo in tutti i listini. La Toshiba ha perso il 3,8 % mentre la Nintendo ha lasciato sul campo il 2 %. In totale, il listino Topix (il più ampio della Borsa) ha perso l’1,6%. Naoteru Teraoka, direttore generale della Chuo Mitsuo Asset Management Co, conclude: “Il Giappone è molto vulnerabile ai fattori esterni. La situazione europea peggiora, peggioriamo anche noi”.
Secondo il rapporto Tankan – indicatore preso in considerazione dal settore bancario, che determina il grado di fiducia degli industriali nel mercato – negli ultimi 3 mesi si è passati da più due punti percentuali di fiducia a meno quattro. Il fattore massimo è più cento, quello minimo meno cento. Il rapporto serve anche a fissare i tassi bancari.
Secondo gli analisti, questo fattore potrà peggiorare ancora se non si risolve la crisi europea. Yoshikiyo Shimamine, dell’Istituto Dai-Ichi Life di Tokyo, spiega: “Le industrie sono sempre più caute a causa del rallentamento delle economie straniere e dello yen sempre più forte. La crisi ha colpito anche le economie emergenti, non possiamo non tenerne conto”.
La questione della valuta nipponica è un altro fattore di depressione per le industrie del Sol Levante. Vista come un porto sicuro in cui investire, la moneta nazionale è divenuta sempre più stabile sui mercati internazionali: ma questo ha provocato anche un aumento del costo del lavoro e una perdita di competitività per le esportazioni nipponiche nel mondo.
Nonostante sia riuscito a riemergere dalla crisi economica provocata dallo tsunami e dall’esplosione della centrale di Fukushima, infatti, il Giappone ha dovuto fare i conti anche con le devastanti alluvioni che hanno colpito la Thailandia, uno degli hub di produzione nipponica più importanti del mondo.
Per contrastare la situazione – che i giapponesi attribuiscono in toto agli europei – le grandi industrie hanno ridotto il livello di investimenti previsti per il nuovo anno: 1,4 % della produzione interna contro il 2,5 previsto. Il 20 dicembre la Banca del Giappone si riunirà per una due giorni in cui decidere i tassi di interessi sui prestiti: la riunione è vista come decisiva per la ripresa dell’economia nazionale.
Le conseguenze non si sono fatte attendere: per il terzo giorno di fila, infatti, la Borsa di Tokyo ha registrato un andamento negativo in tutti i listini. La Toshiba ha perso il 3,8 % mentre la Nintendo ha lasciato sul campo il 2 %. In totale, il listino Topix (il più ampio della Borsa) ha perso l’1,6%. Naoteru Teraoka, direttore generale della Chuo Mitsuo Asset Management Co, conclude: “Il Giappone è molto vulnerabile ai fattori esterni. La situazione europea peggiora, peggioriamo anche noi”.
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13/01/2011
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